Nel periodo in cui imperversa ad ogni livello l’ipocrita concetto del politically correct, all’Eurovision Song Contest 2021 vincono i Måneskin e vince un brano emblematico. “Zitti e buoni” appare pertanto come la ribellione rock al teorico edulcorato che voglia spegnere ogni spontanea vitalità.
Buonismo imposto
Mentre dall’alto ci insegnano a ripetere il mantra che non bisogna odiare (come se fossimo tutti dei bruti selvaggi), esplode e vince la sincerità rock dei Måneskin. Ci prova la solita “madrina” Germania tramite il suo simpaticissimo pupillo Jendrik che si presenta con il brano “I don’t feel hate” (Io non sento odio): una sottolineatura, una volta di più, di come, oggi come oggi, per essere persone per bene occorre svuotarsi di ogni sentimento aggressivo. Ascoltando il brano in diretta mi sono domandato del perché di questa improvvisa mania delle didascalie nella vita. Siamo forse tutti bambini da educare?
Censura
Gli stessi Måneskin sono “costretti” a cantare, in un primo tempo, una versione modificata del testo per via di qualche parolaccia. Mi stupisco di come nel terzo millennio si pretenda di creare una società migliore semplicemente togliendo le forme verbali che possano vagamente apparire come aggressive. Amo la lingua in cui mi esprimo, non mi piace la volgarità gratuita ma non ho dubbi che in certi casi certe parole aiutano ad esprimere meglio il concetto. Sembrerebbe che per attenuare il male nel mondo sia sufficiente cancellarlo dalle espressioni. Se permettete credo piuttosto in una sana, libera ed equilibrata consapevolezza. Chi conosce è libero; chi sceglie liberamente di aderire ad un comportamento buono realizza DAVVERO il bene. Probabilmente, qualche progressista di questi giorni non ha compreso appieno il senso del libero arbitrio.
Censura parte seconda
Odio (Ardisco usare la parola “odio”: me ne vorrebbe persino Jendrik che sottolinea che lui sente solo “dispiacimento”) la censura che anticipa il problema. Anziché risolverlo, lo rimanda al futuro e potrebbe esplodere con maggiore intensità. In questo periodo in cui la solfa dell’identità di genere ammorba di pari passo con la cultura della censura ad ogni livello (linguistica, storica, culturale), mi meraviglio di come lo scandalo possa essere una parolaccia e non un’idea pluri stratificata. Mi stupisco, ad esempio, di come ci sia questa stupida attenzione alla singola espressione, e nessuno noti che l’intero evento mostrava un’idea dei corpi femminili che asseconda una millenaria idea maschilista di piacere. Si badi bene, non esprimo un’idea bacchettona, ma mi stupisco di come il “mainstream” faccia tanto rumore in altri contesti e all’Eurovision passi ancora l’idea della donna che debba ancheggiare e dimenarsi per apparire sexy e nessuno contesti “la costante sopraffazione di quest’idea maschilista”.
Ipocrisia
Ancora una volta si dimostra che il “politically correct” è una stronzata per addormentare i cervelli. Ci pensa però Damiano & C. a riportarci un pò di sana e genuina realtà in cui il problema alla base non esiste. Si presentano sul palco come vogliono (nudi, vestiti, loro non ne fanno un problema né sessuale né di identità), cantano ciò che pare loro e rimandano al mittente ogni possibile pregiudizio. Un personale plauso: zitti e buoni per piacere, siate sereni e godetevi la vita.
Rosario Galatioto