Tempo d’estate, è il momento degli sceriffi locali. In un altro post (Prodezze da sindaci), avevo segnalato come fosse impossibile non prendere la multa di eccesso di velocità nel Viale della Regione Siciliana a Palermo, visto gli assurdi limiti (30 km/h). Dopo una salatissima multa, provai a percorrere quei chilometri rispettando ogni limite durante tutto il tragitto e beccai gli insulti degli altri automobilisti.
Sceriffomania
Qui, il caso è diverso, il Sindaco non c’entra, la sceriffomania riguarda direttamente il comandante della Polizia Locale di un comune che, per discrezione, non voglio citare.
I fatti
Parcheggiamo nel parcheggio di un ipermercato, c’è già l’autovettura della Polizia Locale. Abbiamo cura di indicare ora di arrivo e data su un post it eppure, finita la spesa, troviamo sul parabrezza il ben noto foglio rosa della multa.
La norma
L’art. 157 C.d.S, comma 6, per i luoghi ove prevista la sosta limitata, recita che “nei luoghi ove la sosta è permessa per un tempo limitato, è fatto obbligo ai conducenti di segnalare, in modo chiaramente visibile, l’orario in cui la sosta ha avuto inizio”. La norma specifica che la segnalazione debba essere ben visibile e non limita il luogo di esposizione al solo parabrezza o cruscotto. Il post it era finito sul sedile lato guida, ma la scritta era rivolta verso l’alto. Niente da fare per i zelanti tutori del regolamento comunale. Avevano le foto del mio cruscotto e tanto bastava. A nulla è valso, lo scontrino della spesa, la macchina ancora carica, il nostro abbigliamento da non bagnanti e la richiesta di verificare presso le telecamere. Loro hanno continuato a sventolarci davanti gli occhi (senza mostrare però) le stampe delle foto del cruscotto. Ci avranno messo tanto zelo da dimenticarsi di guardare il sedile?
Società civile
“Società civile”, è il mantra che ci ripetiamo vicendevolmente. Il trio (i due operatori artefici e il comandante) pensano a tutt’altro. Niente fumus boni iuris, a loro non importa affatto che tutto conduca all’evidenza che avevamo rispettato le norme e che l’errore non era nostro. Peggio, si comincia con le illazioni: “magari il post it lo avete messo dopo”, fino a “se voi cittadini vi comportate bene, noi vi lasceremmo liberi”. Paghiamo e salutiamo con garbo, il finale con toni da regime non lo digeriamo, proprio no.
Cittadini
Che dire, un tempo i Cives a Roma contavano davvero, la cittadinanza romana un privilegio. Invece oggi, conterà ancora qualcosa essere onesti cittadini italiani? Deontologia, servizio al cittadino o vessazione legalizzata?
Rosario Galatioto