Non ricalcherò il testo di Pirandello. Vorrei piuttosto condividere la preoccupazione o l’ansia di poter essere cancellati con un click. Basta un soffio di vento: Uno, nessuno. Questa la triste dicotomia.
Un caso per tutti
Ciò che è accaduto lo scorso week end a “Radio Radio” (Censure) è emblematico per comprendere a cosa è appesa la nostra esistenza virtuale. È ovvio, non parliamo della nostra esistenza fisica ma è altrettanto vero che depositiamo in questi “cassetti virtuali” tanto di noi. Chi più chi meno, tra foto, informazioni, notizie e stati d’animo, conserviamo dentro questi colossi social tanto di noi; tanto materiale incancellabile anche quando rescindiamo un contratto (i nostri dati rimangono conservati in quei server per sempre), ma anche a noi inaccessibile in ogni caso, in barba alla paraculata della privacy (una fra le tante storture de Il politicamente idiota). Ciò perché sia che siamo noi ad abbandonare il social in questione, sia che ce lo oscurano per pseudo ragioni insensate, quei contenuti nostri non sono più a nostra disposizione.
Un parallelo
Nei casi in cui prendo in affitto una casa, se a giudizio del proprietario di casa, mi sto comportando male, egli mi notifica lo sfratto, mi da il tempo di prendere le mie cose e solo dopo che ho potuto portar via le mie cose, si chiude il rapporto contrattuale. Ciascuno di noi tiene alle proprie cose e ha il diritto sacro e inviolabile ad averle rispettate come estensione della propria persona.
Social
Cosa accade invece dentro i colossi social? Oscurato un contenuto, una foto, una considerazione, essa non e’ più disponibile. Nei casi peggiori, diventa a noi indisponibile l’intero profilo, la nostra identità CANCELLATA.
Analisi dei casi
Oltre al caso di “Radio Radio” oscurata perché pubblicava contenuti “sessualmente allusivi su minori” (calunnia TOTALMENTE INFONDATA), c’è l’altro caso “folle” accaduto a Sigfrido Ranucci, giornalista della trasmissione “Report” un cui video su YouTube che parlava di mascherine Covid acquistate dal Senato a gennaio perché già “sapeva”, e’ stato oscurato in quanto, a loro detta, “violava le norme sulle armi da fuoco”. Come si può vedere, basta dar fastidio a qualcuno che segnali anche qualcosa di infondato, oppure basta che l’algoritmo del social “rilevi” termini non nominabili, per essere censurati. Altro che libertà di espressione.
L’orientamento politico dei social
I social dovrebbero essere neutri rispetto ai dibattiti e le considerazioni di cinque purché espresse in modo educato e rispettoso. In caso contrario, GIÀ’ la norma consente a ciascuno di ricorrere alle vie legali per i fatti propri. Invece, Facebook, Twitter, YouTube ma anche ogni altro portale (canali Disney, Netflix, ecc. ) hanno un preciso orientamento socio politico e intervengono, pilotando ciò che può essere detto e oscurando ciò che risulta contrario alla lobby di appartenenza. Altro che libertà di espressione.
Incitamento all’odio
Fra le “subdolerie” del politicamente idiota in quei social (li ripeto: Twitter, Facebook , YouTube, ecc.) rientra la fantomatica ragione di voler censurare “l’incitamento all’odio e alla violenza”. Censurati molti post o tweet di gente ritenuta “scomoda” per le considerazioni seppur educate e rispettose; lasciati lì e plauditi (quasi inneggiati) i video degli imbrattatori o distruttori di statue (violenza sulle cose). Esprimere la propria eterosessualità o la preferenza del modello di famiglia naturale sembra diventata una colpa: negli eccessi dell’altra sponda c’è la pretesa di ritenere offensivo e discriminatorio questa specifica espressione di pensiero. Ora, se ciascuno è libero per se stesso (ovvero di condurre e scegliere per se ciò che gli aggrada) perché il mainstream prevede di censurare il mio personalissimo modo di essere? Ogni persona ha diritto al rispetto: categorizzare, distinguere, differenziare ai fini di esaltare il diritto di qualcuno a scapito di altri è discriminatorio.
Basta con questa politica della paura alla Mao (“Colpirne uno ogni tanto per educarne cento”). Ma come! “Tanto chiasso italiano”, anni fa, perché Berlusconi controllava più mezzi di informazione ed oggi si permette a colossi mondiali di indirizzare, a suon di oscuramenti e censure il nostro pensiero? Una siffatta censura è violenza!
La mia identità, il mio essere UNO, con la molteplicità dei miei personalissimi pensieri ha diritto di esistere; pretende di non diventare NESSUNO nelle mani altrui.
Dall’angolo di Winston, sempre angolo di libertà,
Rosario Galatioto