Teoria dei giochi
La teoria dei giochi è una parte della matematica applicata che aiuta ad analizzare le decisioni individuali di un soggetto in situazioni di incertezza. In pratica, calcoli alla mano, suggerisce, dopo un’attenta e ponderata analisi, quale sia il comportamento più vantaggioso da adottare. Dopo gli sviluppi teorici del 1944 di Von Neumann che portarono a “matematizzare” il comportamento umano, John Nash, premio Nobel per l’economia del 1994, arrivò a semplificare ulteriormente i criteri per consentire di pervenire a scelte ancora più soddisfacenti (La storia della sua vita è ben ricordata nel noto film “A Beautiful mind”).
Coronavirus
Mi sono interrogato su quale sia il miglior comportamento da adottare nelle circostanze pandemiche in corso e quale sia invece il miglior approccio per i governi del mondo. Analizzerò, per semplicità, due situazioni: l’approccio etico e l’approccio economico.
Punto di partenza
Come singolo individuo (ritenendo “unità” me stesso e i miei cari), sapendo di agire in un clima di incertezza e ritenendo la vita per “l’unità” obiettivo irrinunciabile, va da sé che io (l’unità) punti alla massima protezione dato che non posso avere il controllo degli effetti. Il “danno”, anche solo su una parte dell’unità, rappresenterebbe “perdita”, game over. Pertanto, metto in atto ogni comportamento che preservi l’unità rispetto al pericolo, qualunque sia il costo e il sacrificio. Quindi, invito ogni “parte” dell’unità alle massime precauzioni, a mantenersi in salute, e a fornire al corpo ogni energia atta a fronteggiare il rischio (corretta alimentazione, vitamine, ecc.).
Il contesto
Il luogo in cui si attua il “gioco” rimane la società. Solo certi ultra ricchi possono rifugiarsi momentaneamente su un’isola di loro assoluta disponibilità. Gli adulti non pensionati (mia mamma, per esempio è pensionata e sta in casa) che compongono “l’unità” devono continuare ad andare al lavoro adottando ogni accorgimento. Gli altri si preservano in un ambiente interno con poche esposizioni esterne. Rimane la componente “rischio”, tipica dei giochi con informazione imperfetta quale il poker. Quest’ultima è ineliminabile, pertanto va minimizzata il più possibile.
La società
Cosa sperare della società? Un comportamento altrettanto cauto e collaborativo. Si tratta di uno degli aiuti alla minimizzazione cui accennavo prima. Se tutti davvero applicassero costantemente ogni precauzione suggerita, il rischio di contagio si affievolirebbe di parecchio. La possibilità di scomparsa definitiva risulta improbabile poiché su un elevato numero di “partecipanti” c’è sempre chi si comporta in maniera meno prudente. Nonostante l’assoluta convenienza di ciascuno ad adottare rigorosamente ogni precauzione, c’è, in ogni caso, chi, per disattenzione o incuria, che non ottempera. E’ paradossale dirlo, ma la riduzione del rischio di contagio (o persino il momentaneo debellamento del fenomeno pandemico) potrebbe accadere se ogni singolo attuasse pedissequamente le prescrizioni stabilite. Nella faccenda, però, è sufficiente che ci sia una sola “mela marcia” perché tutti ricominci con maggiore virulenza (se calassero le attenzioni).
Interessi governativi
A questo punto, mi domando che interesse abbia “l’apparato”. Per quanto esso sia composto da “singoli” che hanno certamente i medesimi interessi sopra descritti, l’apparato, ovvero uno stato, inteso come organismo a sé stante, potrebbe avere il vago interesse di lasciare che le cose vadano avanti senza alcun intervento. In questi giorni, lo abbiamo pensato tutti quanti: per un soggetto non etico (ovvero per il quale il decesso anche di una sola persona non ha alcuna importanza), il vantaggio sarebbe non fare nulla, non spendere in sanità, continuare a far lavorare e produrre per ottenere la costanza delle entrate fiscali e lasciare “morire” eventuali soggetti che costituiscono “peso” per le casse dello stato (pensionati e soggetti soggetti a cure). La domanda, pertanto, rimbalza: i nostri stati sono soggetti etici?
L’esempio della peste
La peste che investì l’Europa secoli or sono, comportò la decimazione di 1/3 della popolazione di allora (non si hanno dati certi degli altri continenti). la società subì una trasformazione radicale ma l’economia globale registrò un balzo in avanti senza precedenti.
Testimonianza cinese
Mentre scrivo questo post, ascolto la testimonianza di un italiano in Cina. Pare che i cinesi continuino ad adottare le precauzioni. Lo fanno come normale abitudine di vita. Dopo la forte ondata epidemica, i cinesi hanno ripreso le normali attività quotidiane, continuando però a mettere mascherine e guanti in lattice; togliendo le scarpe fuori di casa; toccando i tasti degli ascensori con i semi di girasole da buttare subito dopo. “The Guardian” prevede che il fenomeno non durerà meno di un anno. Quindi, l’invito è a non abbassare la guardia, ma a continuare la vita.
Gli “apparati” siamo noi. Non permettiamo l’applicazione di scelte non compatibili con l’umano. Puntiamo alla salvezza di ciascuno.
Rosario Galatioto