Ogni tanto qualche lettore di questo blog mi ha sottoposto scritti relativi al deep state, al Nuovo Ordine Mondiale, alle riunioni del Bilderberg, o ancora riguardo al Great Reset. Avrei potuto fare qualche post su questi argomenti ma non ho voluto: non occorre, servirebbe solo a lasciarmi categorizzare nella schiera dei paranoici catastrofisti. In effetti, il punto non è stabilire quanto di tutto ciò sia vero oppure no. È sufficiente osservare la tendenza delle società civili per rendersi conto di come la gente sia stata educata a vivere in superficie.
The social dilemma
Viviamo una società addomesticata, addormentata. Non occorreva neppure sentire le dirette testimonianze dei creatori dei principali social (o vedere il film/documentario “The social dilemma”) per rendersi conto di un progetto che parte da molto lontano. Il calcio in Italia, o il baseball negli States non bastavano più come effetto di distrazione di massa. Occorreva qualcosa di più massivo ancora, qualcosa che distruggesse a monte la capacità di pensare. I social, la dipendenza indotta, il richiamo costante, l’abitudine a credere come “assolutamente vero” tutto ciò che viene asserito in tali contesti. Secoli di scienza spazzati via.
Politically correct
Il social tiene legati alla superficie: selfie con le espressioni più idiote o più sexy (che è la stessa cosa), grigliate, e momenti privati resi di pubblico dominio non sono sufficienti se non sono controllati dalla regola aurea del “politically correct”. Nei social basta tentare di scendere un tantino sotto la superficie per essere bloccati o sospesi. Tutto ciò che non sia micini, bacini, cuoricini, e like, tutto quello che è umano pensiero, è pericoloso e va fermato in nome del bavaglio dalla denominazione democratica.
Educazione scolastica
Il progetto “diseducativo” parte davvero da lontano. In Italia, il sistema scolastico ha da tempo cancellato (o ridotto) lo studio della storia e della geografia. Pertanto il percorso delle civiltà e la conoscenza del mondo in cui si vive è considerato di second’ordine. Più importante appare sbandierare quanto sia bella l’Unione Europea che ci rende grandi e forti, omettendo di dire alle nuove generazioni quanto ci abbia reso schiavi e defraudati del senso della patria.
Abolizione del ceto medio
Il ceto medio ( o la borghesia nei secoli passati) è sempre stato il più pericoloso. Dotato di sufficienti doti cognitive per comprendere la società in cui vive, esso ha l’ambizione di elevarsi o di ridurre il divario fra le due classi estreme (ricchi e poveri). Dall’inizio degli anni novanta, l’elevazione della tassazione delle proprietà abbinato allo stop delle retribuzioni ha avuto l’effetto di indebolire il ceto medio. Si mira a defraudare la classica formichina italiana che con grandi sacrifici di generazioni ha costruito il proprio tesoretto (ovvero quel risparmio del singolo mal sopportato dalle altre nazioni europee).
Great reset
La mia generazione (e quelle che la precedono) hanno assistito al fallimento nel concreto del collettivismo, ovvero quello in cui il singolo non possiede nulla e lo Stato detiene tutto, controlla tutto e organizza tutto. L’abbattimento del muro di Berlino segnò questo inesorabile fallimento dimostrando che il singolo muove al meglio le risorse se egoisticamente può ritenerle proprie. Il sistema contrapposto (gli Stati Uniti per esempio) ha fatto dell’esaltazione della proprietà privata il proprio modo di concepire l’esistenza. Dalla fine degli anni ottanta ad oggi, il sistema ha costruito questo intermezzo di educazione e abitudine delle masse alla superficie. Le nuove generazioni prive della coscienza storica del fenomeno non possono rendersi conto del ritorno subdolo al collettivismo, questa volta non più controllato da uno Stato ma da “interessi sovranazionali” concentrati nelle mani di poche potenti famiglie.
“Dall’angolo di Winston” mi limito a sperare con tutte le forze che l’intima coscienza personale possa rimanere ancora non imprigionabile.
Rosario Galatioto
Qualcuna non è e non lo sarà mai. 😘