Concorso Bisarca 2019
Mi riallaccio al post di ieri sul Concorso letterario Bisarca 2019, un concorso test (la prima edizione funge da test per migliorare il regolamento, se mai fosse necessario) in quanto mi permette di fare alcune riflessioni sulla scrittura. Premetto alcune considerazioni sul lancio di questo concorso che ho tanto apprezzato da quando Gianni Gregoroni me lo ha sottoposto per parteciparvi. Fra i tanti aspetti positivi, ho apprezzato particolarmente il fatto che si vinca.. la vittoria e basta; ho apprezzato che il numero di battute previste sia basso (1500 battute spazi inclusi) giacché permette a chiunque (oltre ai logorroici come me) di mettersi a digitare in poco tempo lo scritto che intendono proporre; ho apprezzato, infine, che il tema prescelto riguardi la vita quotidiana, dunque nulla a che fare con grandi eventi e supereroi.
Elementi di scrittura
Fra le cose che mi sforzo di imparare (non è detto che ci riesca) rientrano un paio di concetti che c’entrano con questo concorso. Il primo è che nello scrivere sarebbe opportuno “asciugare” lo scritto, ovvero ridurlo all’essenziale, eliminando le ridondanze inutili (cioè poco utili alla storia che si racconta); l’altra riguarda il fatto che non è detto che scrivere un racconto breve sia più facile di scriverne uno lungo o addirittura un romanzo. Raccontare mantenendosi nell’essenzialità della storia senza rinunciare ad essere esaustivo nella “pienezza” della testa di ciascun lettore, non è matematicamente facile. Scovare quei dettagli che riempiono senza essere sovrabbondanti ma appunto essenziali, credo sia l’esercizio a cui ci si sottopone ogni volta che si narra attraverso la scrittura.
Gianni Gregoroni
Ritorno a Gianni Gregoroni semplicemente per il fatto che, come ho già scritto nel post di ieri, ha la capacità (da blogger, da scrittore e da buon amico) di spargere in giro quei punti interrogativi sulla scrivere che alla fine aiutano tutti coloro che si prestano a farlo. Mi è capitato di dialogare con lui riguardo all’argomento personaggi; pertanto, mi piace condividere in questo spazio alcune considerazioni che sono venute fuori nella mia testa, non solo oggi, ma nel corso del tempo.
I viaggi di Emma
Gianni ha avuto due apprezzabili capacità, a mio modo di vedere: creare il personaggio di questa ragazzina ma anche di …farla viaggiare fisicamente! Mi spiego: Non a caso il blog di Gianni (https://ilperdilibri.wordpress.com) è “Ilperdilibri”, giacché egli non solo scrive e delinea storie riguardo al suo personaggio ma si è inventato la possibilità di prendere ogni tanto una copia e “smarrirla” sul porta riviste di una sala attesa di un qualche ufficio pubblico, su un treno o spedirla (come nel mio caso) con l’unico obbligo di leggerlo e rispedirlo ancora.
Personaggi
Mi sono pertanto posto a confronto con la sua creatività o su quanto venuto fuori in qualche critica. E’ più facile inventare un personaggio o scrivere passaggi autobiografici o biografici? Nel mio caso, i due miei romanzi pubblicati (La Passerella e Sola) riguardano vite realmente vissute. Peraltro, la donna con cui condivido la vita che rappresenta la mia prima lettrice, b-reader, e editor, mi fa notare quanto io sia “avaro” nelle descrizioni dei miei personaggi. Motivo in più per discutere l’argomento personaggi. Nel caso di rappresentazioni di fatti realmente accaduti (ovvero relativi a persone/personaggi reali) non sussiste lo sforzo di rendere il tutto credibile, logico e verosimile: la vita reale ha la mirabile capacità di superare ogni più elevata fantasia. Al contrario, Nel momento in cui si deve dar vita ad un personaggio dal nulla (a prescindere che lo stesso sia minoritario o protagonista), quest’ultimo deve avere una ragione decisamente valida per imporsi al lettore.
Personaggi nel tempo
Emma Mancini, il personaggio che è venuto fuori dalla penna (o tastiera) di Gianni Gregoroni sembra vivere quasi una vita propria. Probabilmente cresce, ha la sua evoluzione, ecc. Diventa quasi responsabilità dell’autore raccontarne le ulteriori fasi e situazioni di vita dello stesso (è un invito rivolto a Gianni?). Io che sono cresciuto a suon di fumetti, posso testimoniare che i personaggi di carta rappresentano una sorta di compagnia per ogni lettore. Quasi fossero amici.
Responsabilità
Pertanto, chi scrive ha una buona dose di responsabilità nel farlo, sapendo che ogni lettore non può fare a meno di “confrontarsi” con le situazioni narrate. Stessa considerazione (rivolta a me stesso, prima di tutto) nel caso di articoli di blog. La parola scritta, il pensiero espresso, diventano pubblica opinione, e, lievi per quanto possano essere i riflessi, hanno comunque un certo rilievo su coloro che si imbattono, volutamente o per caso, con lo scritto stesso. Per tale ragione, sono piuttosto critico riguardo a chi, sempre piuttosto che spesso o qualche volta, fa uso dei social facendo rimbalzare scritti altrui o notizie di altra mano, che rischiano di fare il giro del globo senza neppure il filtro delle mani e teste attraverso cui passano.
Di mio, preferisco dire… e assumermi le responsabilità.