Sanremo e percorsi (di vita)
Voglio parlare di Sanremo e percorsi di vita. Mentre scrivo queste considerazioni, Sanremo 2020 deve ancora arrivare alla sua conclusione. Come molti già dicono, esso sarà ricordato negli annali del festival. Io vorrò ricordarlo per alcune piccole riflessioni, magari insignificanti se si vuole.
Sanremo 2020
Erano anni che non guardavo un festival di Sanremo. Intendo dire, nella sua interezza. ci ho provato quest’anni, anche se la prima considerazione immediata è stata quella di notare che non è una manifestazione per lavoratori: inizia ad un orario corretto, ma termina inesorabilmente troppo più là di quanto possibile a chi deve regolarmente alzarsi per guadagnarsi il pane. Comprendo ogni buona intenzione, capisco la piacevole direzione artistica di Amadeus, che ha riempito questo contenitore di tante cose buone, ma il fatto che la kermesse avvenga una sola volta l’anno non giustifica allungarla a dismisura. Un pò come quando si mangia qualcosa di veramente buono: lo si gusta e si finisce il piatto che ancora deve rimanere quel desiderio e l’attesa per la prossima volta.
Percorsi di vita
Tony Renis, Fiorello, Amadeus, Piero Pelù, Tiziano Ferro, Ghali… ho visto sfilare carriere e percorsi di vita. Non elencherò le tappe di ciascuno (ci vorrebbero troppe righe) ma qualcosa le accomuna: la passione per la musica certamente. Ognuno di loro ha iniziato un percorso sapendo che sarebbe stato lungo e incerto, persino anche improbabile nelle teste di ciascuno di loro. Eppure sono lì, ciascuno con la loro personalità ben evidente, testimonianza che l’impegno, la passione e la costanza, alla fine posso restituire un riscontro che non è mai certo. Ghali, ad esempio, l’ultimo della mia casuale e non esaustiva elencazione, viene alla ribalta senza nessun discografico dietro, un successo di visualizzazioni, che lo porta alla ribalta e ieri sera gli permette di salutare gli spettatori di Sanremo …da ospite, ovvero da star conclamata fuori dai canoni usuali. Canta anche strofe in tunisino, la lingua della sua famiglia, come lo farebbe un inglese o un australiano: non ostenta alcun pietismo, non serve.
Nuove proposte
Una piacevolezza particolare proviene dall’ascoltare le nuove proposte: ragazzi che mostrano di avere anche loro, seppur giovanissimi, talento, passione e tanto studio dietro: creatività che non chiede sconti. Lo si riscontra in Fasma, a mio avviso ingiustamente eliminato anzitempo. Lo si trova nella capacità di raccontare di Marco Sentieri e il suo originale testo sul bullismo. Ma non gli basta la finale, quella “sembra già “dedicata”: Tecla ci arriva con il tema del momento, nobilissimo, ma quando è ripetuto e ostentato da troppe persone, finisce col suonare “stonato”. Leo Gassmann, che dire…Se dicessi che un figlio d’arte, ha un percorso oliato verso i traguardi, sarei “cattivo”. Eppure è ciò che si nota: X Factor senza vincere (giusto per dare il senso dell’umiltà, della gavetta, ecc.) e una prima vittoria nelle nuove proposte per entrare in futuro dalla porta principale. Diremmo lo stesso che è un percorso da “vip”, “meno incerto” di quello di tanti altri, un pò più sponsorizzato.
Lezioncine e gossip
Ma il festival è anche altro: c’è il gossip sospinto, le polemiche che fanno audience (vedasi caso Morgan/Bugo) e poi ci sono le lezioncine “riciclate” di Benigni che costicchiano ben 300.000 euro per mezz’ora. Devo dire che è la parte del festival della canzone “che stona”. Tutti i cantanti ci narrano qualcosa, ciascuno a proprio modo; Benigni, per farlo, raspa da tutti i canoni pagati, e, compie il suo bluff: ricicla uno spettacolo di 20 anni fa e ci infila qualcosa di falso che fa comodo all’ideologia dominante. In mezzo a tanto vero, 300.000 euro, per ingannare la gente. Il cantico dei cantici (https://www.maranatha.it/Bibbia/3-LibriSapienziali/26-CanticoPage.htm) parla dell’amore di un uomo e di una donna, la passione, il desiderio che non si spegne mai. Non c’era bisogno di tirare in ballo ciò che non c’è.
Dell’amore umano, poi, Tosca ci lascia una traccia vera, magnifica, commovente.