Dopo la stretta annunciata dal Ministro della Salute Orazio Schillaci sul fumo, le domande che mi balzano alla mente sono tante.
Chiacchiere da bar
Le mie sono solo “chiacchiere da bar”, ovvero riflessioni dell’uomo comune, non per forza esperto negli argomenti. Chiacchiere senza una meta precisa, pensieri sparsi che affiorano e a volte (non per forza) centrano il focus delle questioni.
Sanità pubblica
La prima domanda stupida che mi pongo, giacché è un tema attuale per la magistratura italiana, è: ma il piano pandemico è stato poi aggiornato? Perché va bene occuparsi della salute pubblica, ma prima del “fumo all’aperto” (che a mio avviso non nuoce nessuno), ce ne sarebbero di cosette da affrontare. Se potessi farmi una chiacchierata al bar col ministro, magari davanti ad un caffè, e perché no, con una sigaretta fra le dita (nonostante io non fumi), mi verrebbe da domandare cosa si stia facendo più generale per la salute pubblica. La possibilità di interventi chirurgici, anche per i più banali, richiede anni di attese in ogni ospedale italiano. A volte, si finisce per schiattare prima che arrivi la “chiamata”. Conseguenza diretta è che ciascuno, se può, ricorre alla sanità privata a pagamento. Ribadisco, se può, visto che per un intervento si parla sempre di diverse migliaia di euro.
Sanità privata
Agli amici che siedono alla mia “sinistra”, davanti al caffè di prima, vorrei domandare dove si è arenata l’eterna diatriba fra Sanità privata e Sanità pubblica. Concordo, meglio che ci sia un sistema di protezione pubblico, per carità, toccarlo sarebbe scoperchiare il vaso di Pandora. Ma se in effetti non ci si riesce a curare? Diciamolo francamente, la Sanità pubblica si fonda sulla “speranza” (mai miglior cognome azzeccato per un Ministro della Salute) di non ammalarsi. Al primo intoppo, mani ai capelli e subito dopo al portafoglio.
Gratta e Vinci
Orazio Schillaci, probabilmente, si è posto l’obiettivo di guarire tutti quanti dalla dipendenza dalla nicotina e similari. E allora perché non toccare il settore del gioco? In un periodo siffatto, quanta gente è “dipendente” da una cosa tanto banale quanto il gratta e vinci? Qualcuno mi ha fatto notare che un gratta e vinci ogni tanto non è classificabile come ludopatia. Ma tanti gratta e vinci ogni giorno, forse sì.
Speranze
Viviamo nell’epoca delle speranze (vane): sperare di stare bene, sperare di vincere per sfangarla meglio a fine mese e così via. Speranze che c’entrano poco con la vita interiore, da quella sembra necessario distrarsi, un obiettivo già centrato dal mainstream.
Fumare
Mi preme tornare però ad un mio chiodo fisso: che danno può fare un fumatore che fuma all’aperto? Perché un Ministero impiega il tempo a legiferare su questo? Sarebbe un tempo pagato con denaro pubblico, ovvero dai contribuenti che forse preferirebbero un impiego in una Sanità più efficiente, aggiornata e vicina alle persone.
Norma o educazione?
Se fossi seduto al bar con Orazio Schillaci gli farei notare che chi fuma è ben consapevole di cosa comporti il fumo per sé e per gli altri. Non ho mai visto un solo fumatore accendere la sigaretta al tavolino esterno di un bar o ristorante se nei tavoli accanto c’è una donna incinta o un minore. Non è la legge che può imporre un siffatto comportamento etico, ma l’educazione. E quand’anche il fumatore fosse distratto da non essersi accorto della presenza di persone “infastidite” dal fumo, la medesima educazione potrebbe far sì che lo si faccia notare con gentilezza. Sono certissimo che il fumatore spegnerebbe all’istante la cicca.
Coercizione
A che serve, quindi, la norma? Ho il vago sospetto che fra le “dipendenze” ce ne sia una in particolare che riguardi i politici. Imporre, questa è la dipendenza, ” comandare è meglio di fottere” recita un ben noto proverbio e i politico, a volte, cascano in questo delirio d’imperio.
Ma lasciatemi dire, in fondo sono solo chiacchiere da bar.
Rosario Galatioto