Rosario Galatioto l’artista: Siamo nati nello stesso anno, il 1969, nella medesima città, Cavaillon in Provenza. Siamo cugini, figli di due fratelli che emigrarono alla fine degli anni cinquanta nel sud della Francia. Stessa infanzia, si potrebbe dire. Mentre però io tiravo qualche calcio in più ad un pallone, lui preferiva farsi regalare matite, pennarelli e la classica scatoletta di acquarelli per disegnare.
Gordes
Siamo cresciuti in uno dei più bei borghi di Francia, Gordes, luogo in cui Vasarely esponeva in maniera permanente nel museo creato dentro il castello della città. Ad otto anni circa, nel medesimo periodo in cui i miei decidevano il trasferimento in Sicilia, durante una visita scolare al museo, in lui maturava quel seme che lo avrebbe portato ad essere ciò che oggi è. Da bambino lo guardavo disegnare stupefatto: mi sovviene come riuscisse spontaneamente a disegnare una mano con ogni sua piega e nervatura, o un cavallo in movimento. Poi le nostre strade si divisero. Eppure, nel mio mondo mentale, lui è rimasto come un mio alter ego, certamente una parte avulsa dalle contaminazioni di questo tempo.
La forte coscienza di sé
Dalla sensibilità molto spiccata, la sua coscienza di sé e del circostante è sempre andata molto più al di là di quanto possa capitare a chiunque, al punto da non cedere mai alle lusinghiere predeterminazioni imposte dal sistema. Diremmo in maniera semplicistica uno spirito libero. Io mi permetto di dire di più. Uno spirito puro. Mentre si evolveva il suo linguaggio visuale, non mancava di avere sempre una lettura chiara e profonda della realtà. E’ l’artista dei paesaggi, il suo è un approccio introspettivo che mira a scavare nel profondo degli animi che vengono a contatto con le sue opere. Rosario Galatioto ha sempre puntato più alla sostanza che all’esteriorità.
Infinitesimo comune
Penso a quell’infinitesimo che potrebbe accomunarci. “E’ proprio quello”, mi dico, “puntare all’Essenza in ogni circostanza della vita.” Se dipinge un albero, lui lo vive come un incontro. E come lui stesso sottolinea, quelli che trovano spazio nel suo approccio sono quelli smagriti, storti, sono quelli che rappresentano dei luoghi. Quando tutti quanti, giunti alla maggiore età, prendevamo la patente perché guidare una macchina ci apriva a chissà quali possibilità, lui continuava a vivere il suo rapporto profondo con il mondo, andando sempre al punto della questione. Una volta che mi ritrovai in Francia con un amico, mia zia mi dice: “Ah non lo sai? Ha voluto fare un giro d’Europa a cavallo di un semplice cinquantino!” “Ma come hai fatto?” gli chiedo di getto, “e se si rompeva qualcosa?” “Mi sono portato i pezzi di ricambio e gli attrezzi” mi risponde con disarmante essenzialità.
La tempesta
A dicembre del 1999 rimase colpito di un fenomeno naturale molto estremo: una tempesta attraversa la Francia da est a ovest. La distruzione è vissuta come uno sconvolgimento del paesaggio tutt’attorno: la rappresentazione ancora una volta punta al sentimento che lo ha pervaso, linee e colori testimoniano più uno stato d’animo che una visione esteriore del fenomeno. Questo è l’artista profondo che ammiro in Rosario Galatioto, questo percorso incessante della sua arte che portano la pittura ad avere come finalità unica la pittura stessa, in quanto manifestazione di un moto profondo dell’animo. Come lui stesso dice: “La mia pittura è polimorfa: figurativa, astratta, liscia, rugosa…la mia pittura esplora, scava…ma non propone risposte, non ho questa pretesa, spero che rifletta quello che io possa essere, uno spirito libero.”
http://claudehenrirocquet.fr/GALATIOTO.pdf