Ilperdilibri
Il caro amico Gianni Gregoroni ha lanciato in un suo post (https://ilperdilibri.wordpress.com/2019/09/04/target-lettori-e-fiabe/) una serie di quesiti a proposito delle fiabe: “Vi è mai capitato di raccontare fiabe inventate da voi? E ne ricordate qualcuna, che avete letto o inventato voi o che magari vi hanno letto? Cosa vi rimaneva impresso?”
Ringraziando pubblicamente Gianni per le positive provocazioni che lancia in rete (e dopo aver risposto al post pubblicamente ma anche privatamente) ci è sembrato interessante condividere alcune riflessioni in merito.
Fiabe
Riguardo al mondo favolistico, rimango ancorato alla sua finalità di base: la narrazione deve avere uno spunto morale o educativo. D’altro canto, ogni forma di comunicazione popolare, che sia racconto, favola o teatro, racchiude in sé questo slancio.
Fantasy
Nel post che segue il precedente, lo stesso Gianni rilancia parlando di fantasy (https://ilperdilibri.wordpress.com/2019/09/04/e-non-dimentichiamo-il-fantasy/) Personalmente, questo genere non rientra nel mio gusto, ma appare evidente che esso sia l’evoluzione attuale della fiaba tradizionalmente intesa. Senza voler citare i ben noti romanzi e autori del genere in questione, anche in questo caso, ritengo pacifico che la finalità principale sia quella educativa.
Considerazioni personali
Alla luce di queste premesse, e nel rispetto di ogni altro tentativo di scrittura che esuli da queste finalità, avrei difficoltà a leggere (o scrivere) di mondi fantastici diversi dal nostro, se non fosse per sottolineare aspetti morali nelle vicende raccontate.
D’altronde, tutte le volte che si racconta qualcosa (intendo in un senso più allargato, che sia cinema, telefilm, romanzo, fiaba, ecc.), si sottintende che quell’accadimento merita di essere raccontato per un motivo particolare.
Possibili finalità
Quali finalità, pertanto? Raccontare una storia per mettere paura? O piuttosto per rimarcare situazioni scabrose? Perché no, mi dico, ma anche in tali casi, la vicenda incuriosisce il lettore/spettatore proprio per la rarità di quel tipo di evento che si vorrebbe lontano da sé stessi.
I supereroi
Non fanno eccezione (almeno per me) i supereroi (buoni o malvagi che siano), ovvero le storie di quei personaggi di fantasia, dotati di un qualcosa di particolare. Anche in tali circostanze, la storia nella sua essenzialità, si riduce ad analizzare cosa fanno gli esseri dotati di una marcia in più. Utilizzano il loro dono per fare del bene all’umanità? Soffrono per la loro diversità? O al contrario, l’uso è distorto e serve a manifestare il dominio su tutti gli altri?
La parabola dei talenti (Apologia della verità): il punto rimane sempre quello. Far fruttare ciò che si ha e ciò che si è.
Riflessione interessante la tua, sulle finalità e sull’interessare il lettore.
Molto molto gentile come sempre nei miei confronti.