Priorità
Parliamo di priorità è urgenze: però facciamo un passo indietro, come i gamberi, magari ogni tanto occorre. Quest’estate, in pieno ferragosto, un ex ministro viene “crocifisso” per aver fatto saltare un governo. La motivazione? Troppe incongruenze comportamentali dei suoi stessi “compagni di governo”. Per lealtà, impossibile andare avanti così: che si sveli il trucco, che si calino le maschere, che si riveli la vera natura di cotanto teatro.
Urgenze
Si gridò allo scandalo (in quelle giornate, ho voluto visualizzare per intero gli interventi in Parlamento). Far cadere un governo in prossimità di Ferragosto! Con una manovra economica importante che servisse a scongiurare nuove tasse e aumento dell’IVA!
Affanno governativo?
Siamo al 3 ottobre. Quali atti o quali indirizzi perseguiti dal governo? L’aumento IVA, per quanto ammesso che non fosse necessario, sembra che si sarà. Al Ministero dell’economia si discute di una nuova aliquota IRPEF pari al 50%. Ma non si stava per introdurre la flat tax che l’abbassava?
Curva di Laffer
Arthur Laffer, economista statunitense, dimostrò, negli anni ottanta, un concetto comprensibile a chiunque senza troppo bisogno di masticare economia. Nonostante ciò, Laffer si prese la briga di dimostrarlo scientificamente all’allora Presidente Reagan per convincerlo ad abbassare le tasse. E’ calcolabile un’aliquota d’imposta sui redditi oltre la quale, le entrate fiscali di uno stato, anziché aumentare, diminuiscono. La curva di Laffer, pertanto, mostra, quale è il limite massimo e dimostra un fatto inconfutabile. Se l’aliquota, per assurdo, fosse del 100%, le entrate fiscali, diminuirebbero fino allo zero. Traduciamo il concetto. Se TUTTE le entrate del singolo individuo (o azienda) fossero tassate per intero (100%), appare evidente che nessuno avrebbe voglia di produrre reddito (pertanto, entrate fiscali pari a zero). Lo stesso fenomeno avviene già ancor prima della tassazione del 100%: infatti, superata una certa soglia, il singolo non ritiene più conveniente sforzarsi di generare reddito, quantomeno ufficialmente e aumentano elusione ed evasione.
Uniquità
Da una certa aliquota in poi, il patto sociale fra cittadini che portano all’esistenza dello stato perde di fondamento. Rammentiamo che ci si “consocia”, si accetta di far parte di uno Stato per i vantaggi che ne derivano, non per dogma imposto. Ciascuno versa (secondo la propria capacità contributiva, in uno stato democratico) al fine di realizzare “assieme” i beni pubblici (strade, ospedali, scuole, ecc), il mantenimento della sicurezza pubblica (forze dell’ordine, forze armate) e per tenere in piedi le esternalità positive e negative (la fruizione di beni comuni per i quali non è individuabile il fruitore, o per costringere al risarcimento di un danno in caso di evento negativo).
Valore del lavoro
Per Vincenzo Visco, promotore di questa assurda idea, e per l’attuale ministro che la prende persino in considerazione, pare essersi smarrito il senso del lavoro. Esso è una naturale realizzazione del sé che, attraverso una attività umana, produce per sé stesso, per la famiglia e le persone care, e finanche per la collettività. Se l’attività non reca più vantaggi a sé e ai propri cari, ma solo allo Stato che preleva “a prescindere” della realizzazione personale, allora, diventa inutile “fare”. L’attività svolta viene percepita come iniqua e lo Stato non più come democratico.
Coercizione
A “spremere limoni” si arriva al punto dell’assenza di succo. Oltre una certa pressione fiscale, stipendi, salari, e paghe, non più congrue con un livello di vita minimale, si staccano dall’essere conseguenza dell’attività umana e si passa inesorabilmente verso una forma di collettivizzazione già sperimentata nei paesi comunisti: il popolo viene “costretto” a lavorare (diventa una forma schiavista), a produrre non più per sé ma per quella collettività che non sceglie più, e viene meno il senso di appartenenza. In poche parole, si perde il senso. Non è un caso che la gente voleva scappare e, in tal caso, lo stato “chiude le frontiere”.
Sistema Italia
Attualmente si sta mettendo in atto un sistema nuovo: quello collettivista sarebbe troppo facilmente riconoscibile e respinto. Dal Governo Prodi in poi, con l’entrata in vigore dell’Euro (imposizione dell’euro), lo Stato, con l’attuazione di detta mossa subdola, ha già provveduto a “staccare” il valore della paga dalle necessità di vita. Di fronte all’incredulità di ogni italiano, si è fatta circolare la promessa di miglioramento: dura da quasi trent’anni, ma è una promessa sempre disattesa. Individuata (seppur con lentezza) la “causa” da cui tutto ha avuto inizio, le istituzioni, o meglio i poteri forti che mantengono il controllo delle istituzioni, sono passati al sistema delle minacce o più esattamente dello spauracchio: “se esci dall’area euro sarà peggio”.
Proverbi
Un vecchio adagio recitato da mia madre dice: “Dopo che a Santa Chiara l’hanno derubata (s’intende l’edicola votiva), si sono poste le grate di ferro”. Come a dire, dopo trent’anni, il furto a danno di ogni italiano è avvenuto e per giunta reiterato per diverse generazioni.
C’è ancora succo da spremere?
Priorità statali e governative
Il Presidente della Repubblica Mattarella in visita a Recanati cita Leopardi: “Scopo della società è il bene comune”: Ci si domanda in cosa egli lo individua e se, distorcendo il patriottismo autentico di Leopardi per le sue priorità, si sia dimenticato della sacralità del singolo. Il Ministro Fioramonti ha individuato le priorità del suo ministero, quello dell’istruzione: togliere il Crocifisso dalla aule. Poi, fa marcia indietro lamentandosi del “vespaio mediatico”, adducendo che “occorre cambiare mentalità”. Per Laura Boldrini, la priorità è pervenire allo ius culturae” subito. Letta e Di Maio, aiutano la causa e propongono di allargare il voto ai sedicenni: la priorità per tutti è allargare la base elettorale di sinistra prima di giungere alle urne. Alla fine, il più subdolo finisce coll’essere il più sincero: il Presidente del Consiglio succeduto a sé stesso con un governo di matrice opposta, ammette che la priorità è stata solo “cacciare” Salvini; “tutto il resto è noia”, cantava qualcun altro.
https://m.youtube.com/watch?v=s-rulfPyxuM
Priorità: finiti i limoni, occorre spremere qualcosa, qualunque cosa e magari nascondere lo spremitore; poi, togliere ogni richiamo all’Insondabile, se si riesce.
Occorrerebbe dirlo a Mattarella: Noi lo sguardo “oltre la siepe” lo butteremo sempre.