Odiatori e censure: La senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta al lager nazista di Auschwitz, riceve la media di duecento insulti al giorno sulla rete. La categoria degli odiatori seriali in tale ambito, pare sia diventato un problema diffuso. Il governo attuale sta valutando misure drastiche contro il fenomeno.
Commissione anti odio
La stessa senatrice, promotrice dell’azione, si augura che in molti aderiscano in Parlamento all’iniziativa. Nel frattempo dal new movimento renziano “Italia Viva” compare la proposta di limitare l’accesso alla rete con l’inserimento della propria carta di identità.
Ironia positiva
Liliana Segre, con la saggezza della sua età, ironizza sui fatti e ci ricorda che «ogni minuto va goduto e sofferto; bisogna studiare, vedere le cose belle che abbiamo intorno, combattere le brutte» e ovviamente non stare a «perdere tempo a scrivere ad una novantenne per augurarle la morte.»
Consenso universale
Come non essere d’accordo? Ogni proposta per limitare questa triste pratica sul web, la maleducazione, l’insulto, le offese e quant’altro, non può che avere il plauso universalmente condiviso.
Odiare ti costa
Si è diffusa, a tal proposito, un’associazione che aiuta nelle segnalazioni e sostiene eventuali provvedimenti contro gli odiatori della rete. Il nome dell’associazione è “Odiare ti costa” e pare risulti molto attiva e efficace.
Riflessioni
Augurando che l’educazione e il rispetto torni a caratterizzare in rapporti sui social, sembrano d’obbligo alcuni “distinguo”: il rispetto umano e l’uso di comportamenti e dialoghi non offensivi sono SEMPRE d’obbligo. Non ci sono scusanti. MAI.
Censure
Nella logica del rispetto sempre e comunque, non possono esistere, in ogni manifestazione di vita e di pensiero non violenti, censure o persone che possono essere offese. Liliana Segre ha aperto una problematica di non poco conto, più che attuale ed estendibile ad ogni contesto umano. NON sono censurabili pensatori, giornalisti, attivisti di qualunque genere, se il loro approccio è pacifico e non violento.
Censura ideologica
Il rischio è che l’avvio delle misure che richiamano il rispetto si trasformino in qualcos’altro, diventano la scusante per impedire o limitare. Il richiamo al rispetto può solo entrare nel merito delle modalità non anche del pensiero.
Alcuni casi
Il giornalista Borgonovo ha visto boicottato le sue pubblicazioni; al giornalista Giordano è stato “vietato” di presentare il suo libro in un determinato comune. Coghe, portavoce del Pro vita & famiglia subisce attacchi e censure continue; altri politici vengono offesi tramite insulti o palesi minacce come se in quel caso potesse essere consentito. Altrettanto accade al medico e pubblicista Silvana de Mari che subisce, anche lei, censure per il suo dire. Di recente, la filosofa francese Sylviane Agacinski, femminista ma contro la procreazione medicalmente assistita e l’atroce pratica dell’utero in affitto ha ricevuto minacce violente da alcuni gruppi e collettivi radicali di sinistra, tale da essere costretta, per motivi di sicurezza pubblica, ad annullare la conferenza presso un’università.
Terrorismo intellettuale
Se da un lato sono indubbie le preoccupazioni sollevate da Liliana Segre che meritano la giusta attenzione e tutela, dall’altro è evidente che il medesimo monitoraggio e conseguente tutela deve essere estesa ad ogni persona o pensiero. Il rischio è quello che si dia giusta protezione contro gli odiatori seriali, mentre si consentono altre forme di terrorismo intellettuale che non trova giustificazioni plausibili e umanamente accettabili in un paese che vuol dirsi democratico e liberale.
Il passo da vittime a carnefici, da oppressi a oppressori, è breve: il politically correct può diventare totalitarismo ideologico.