Non so dire perché mi sia venuto in mente, forse gli anni che avanzano o più semplicemente perché le cose belle si ricordano con piacere.
Primo ricordo
Il ricordo più lontano che mi è rimasto è un ricordo infantile, quando con i miei genitori si andava a fare le visite ai parenti. I suoi genitori, cugini di mio papà rientravano fra i parenti da andare a trovare un paio di volte l’anno, per le feste comandate, perché mantenere i rapporti anche con le famiglie meno intime era un dovere assolutamente sacro.
Serenata
I miei ricordi, poi, si spostano molto più in avanti, Nino si stava per sposare e chiese agli amici di essere partecipi alla serenata prematrimoniale alla sua sposa, giovane ragazza del Nord che non avevo mai visto. Lui abile con la chitarra, ci condusse sotto la sua finestra, nei vicoli del borgo antico di Castellammare del Golfo e quando intonò i suoi primi accordi, comparve la futura sposa, timida in camicia da notte, nonostante il caldo di quel principio estivo.
Monza
Se ne andò a Monza, lì s’impiantò la sua famiglia. Dato che era un insegnante, lo rivedevamo ogni estate dopo la fine dei cicli scolastici. Quando arrivava, era per tutti uno scossone, tutti noi intorpiditi dalla routine delle nostre vite, come se una collocazione geografica potesse essere giustificazione delle nostre interminabili lamentele. Al contrario, Nino lo ricordo sempre allegro, solare, sorriso e gioia interiore contagiosa, fuoco vivo, trascinatore, come se ogni attimo trascorso, rischiasse di essere sprecato.
Angeli in carrozzella
Si sarebbe potuto vivere la festa di paese, come tutti, come tanti, e sarebbe stato considerato un buon cristiano che prega e accompagna Maria Santissima del Soccorso in processione per le vie del paese. No, non bastava, non sarebbero stati tutti presenti se fossero mancati i fedeli costretti ad una carrozzella. Eccolo allora ad organizzare, coinvolgere e portare tutti quanti dietro la Madonna.
Malattia
In principio la malattia degenerativa che lo colpì non ebbe l’effetto di attenuare il suo slancio perché la sua Fede lo trasportava ovunque. Poi, da conduttore, fu lui stesso condotto in processione sulla sedia a rotelle.
Strumento
Mi ero convinto che il suo fosse un cuore speciale, particolarmente caro a Dio, uno di quelli “toccati” da scintilla divina. Poi mi sono detto che non si tratta di lotteria, lui non era più fortunato di altri: tutti siamo “toccati”, la differenza sta nel riconoscerlo e farsi strumento divino. Questa la sua testimonianza che rimane indelebile per chi, come me, ha una vita che è stata attraversata dalla sua: riconoscere e diventare strumento in ogni ambito.
Per tanti, è rimasta la superficie, come se l’esempio da copiare si esaurisse nell’essere attivi a livello sociale, abili promotori e catalizzatori fra le forze di un territorio. Non si tratta di doti o capacità personali, né di ferrea volontà verso buoni propositi.
Farsi strumento è tutt’altra cosa.