Prendo a prestito uno dei tormentoni del simpaticissimo Chef Bruno Barbieri quando un piatto non incontra il suo gradimento nello stile. Nel mio caso non mi riferisco ad una proposta gastronomica ma al governo messo in piedi dal “quasi santo” Mario Draghi. Ma che cos’è se non una copia del precedente, già bocciato dalle camere. Un vero e proprio mappazzone politico.
Nuova composizione?
In questi giorni, Mario Draghi è astato osannato come l’uomo delle riforme. Eppure, mentre siamo stati tutti quanti trepidanti nell’attesa del suo miracolo governativo, ci troviamo di fronte alla penosa riconferma di coloro che erano stati celebrati come ministri disastrosi: Roberto Speranza, Luciana Lamorgese, Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e cosi via.
Governo della tristezza
Porsi delle domande, in questo caso, appare più che lecito. Ci saranno dei motivi per cui le camere avevano manifestato difficoltà a sostenere un governo composto da questi ministri? Direi di si, le critiche e i disastri sono stati più che palesi e manifestati con l’ufficialità della democrazia da questo Parlamento. Riproporli così sfacciatamente in ministeri così importanti significa almeno due cose: Draghi li ritiene talmente validi da premiarli lasciandoli al loro posto (Speranza, gestione Covid, Lamorgese, gestione sbarchi, Di Maio, gestione esteri) e/o, Draghi, il quasi santo, è come tutti i comuni mortali, imbrigliato nelle regole della peggior politica.
Quirinale
Riassumendo, l’azione del Quirinale si traduce nel semplice fatto che che si sia sostituito il nome del Presidente del Consiglio, ma la sostanza dell’indirizzo politico rimane uguale; anzi, si propone (per volontà di Sergio Mattarella, Re indiscusso d’Italia) oltre alla riconferma della sua amica, Luciana Lamorgese, il piazzamento dell’altra sua amica, Marta Cartabia. In pratica, piazziamo gli “amici” secondo lo schema della prima Repubblica. Mi domando se i “migliori” italiani siano semplicemente questi, perché se così fosse, a mio parere, siamo davvero messi male.
Draghi, uomo strumento
Pertanto, se il governo, nei suoi ministeri più importanti, presenta le siffatte riconferme, mi domando a cosa serve in realtà Draghi? Probabilmente serve a tenere “calmi” i mercati, serve a tenere basso lo spread, serve a facilitare i rapporti con gli dei seduti nell’Olimpo Bruxelles. Già, perché questi ultimi (quelli che ci mettono il cappio al collo con Recovery e MES), pretendono riti sacrificali. La linea politica non la decidono gli italiani con libere elezioni democratiche, l’ha già decisa a priori l’UE, la decide miss Merkel, Lagarde e Von Der Layen, la sottolinea il feudatario piazzato lì non a caso Gentiloni, e secondo la catena gerarchica, vi fa la guardia Mattarella e tutto l’establisment del Pensiero Unico. Draghi, l’uomo UE, era pertanto l’uomo giusto.
Ci ha provato a creare un buon minestrone, ma, come dice Barbieri, ci vuole capacità, se no viene fuori un mappazzone, in questo caso un gran bel mappazzone politico.