Ho avuto la fortuna di leggere il romanzo prima della sua uscita ufficiale. Luca Frediani
ha uno stile inconfondibile per “mostrare” qualcosa. Con “L’uomo che sprofondò nel suo divano” ritorna al surreale. In realtà, Frediani si rivela un profondo analista dell’animo umano.
Il romanzo
Vale sempre la regola che non intendo “spoilerare” la storia (chi ne abbia voglia deve attingere direttamente alla fonte), seppure il titolo lascia trapelare l’accadimento centrale.
Doppio binario
Come ogni storia, sussistono più livelli di lettura. Il focus che mi sta particolarmente a cuore riguarda il modo con cui l’autore traccia le dinamiche dei nostri limiti, quelli che spesso non vediamo in noi stessi ma che siamo bravi a scorgere in ciascun’altra persona.
La resa
Non occorreva un lungo lockdown per “mostrare” come l’animo umano tenda, in certe circostanze, ad arrendersi, ad adagiarsi verso un costante nulla, con minuti, ore, giornate, mesi, ecc., svuotate dal loro significato, per semplice inerzia umana. È un rischio sempre più diffuso, il mondo digitale ci atrofizza al punto tale da anestetizzare anche la coscienza vigile.
Cosa fare?
Non mi sostituisco all’autore nel proporre eventuali risposte, né a ciascuno di voi. Chiedo venia sia a Luca Frediani che a Claudio Baglioni se mi permetto di accostarli per un attimo. Come ricorda il secondo dei due, siamo nulla rispetto alle montagne di problemi che sommergono ogni singolo, “Io troppo piccolo fra tutta questa gente che c’è al mondo”; peraltro, si tratta solo di “una canzone neanche questa potrà mai cambiar la vita.” Allora, rimane la domanda: “Ma che cos’è che ci fa andare avanti e dire che non è finita?”
Leggere la storia
Come ho detto, niente spoiler, non rivelo lo sviluppo della storia. Certamente, uno sviluppo c’è sempre, in un senso o nell’altro, che si risolva o che si finisca col soccombere. Il punto, però, in questa narrazione come nella vita, resta il “come ci si arriva”, ovvero il percorso. Vale per il narratore, per il suo “protagonista” e vale per ciascuno di noi. C’è la coscienza e la voglia di risvegliarsi, oppure tutto può sprofondare senza che ci mettiamo del nostro?
Tornando a Baglioni, mi piace pensare che per ciascuno di noi, in ogni momento dell’esistenza, ci sarà “un gancio in mezzo al cielo”. A noi la capacità di riconoscerlo.
Buona lettura!
Per chi volesse, ecco il link: