Lo specchio è quella cosa che riflette l’immagine di sé stessi. Ci passiamo davanti senza più guardarci. O almeno questo è quello che accade a me. Anche a me. Guardiamo il dettaglio? La ciocca fuori posto? O il brufolo che sta per venir fuori? Mi dimentico di guardarmi. E’ diventato più comodo. E’ fastidioso questo cavolo di specchio. Si ostina a restituirci la visione dell’insieme. Ma fin lì rimarrebbe solo un fottuto problema estetico. Il fatto è che ci restituisce anche gli occhi. Facile vero? Non guardiamo dentro i nostri occhi. Finisce che la nostra condizione la vedono gli altri e noi, noi stessi, solo per ultimi.
Le persone
Le persone possono essere il nostro specchio. Gli amici. Calma a parlare di amici. Ci vuole calma. Ognuno si fa i fatti propri. La merce più rara sul mercato non è più né il cibo né le sigarette. La merce rara in questo cazzo di mondo è la sincerità, la trasparenza! Come se avessimo un prezzo da pagare ad essere sinceri. C’è quel tratto di strada dell’anima che dobbiamo compiere che pare abbia un pedaggio elevatissimo. Costa dire che non ti ho scritto perché sono incazzato con te? Perché non ho risposto ad un tuo messaggio o perché non ti ho dedicato il giusto tempo o attenzione? Giusto, secondo il parametro personale.
l’Io
A cozzare spesso è l’io, il proprio egoismo. E’ un modo comune di affrontare le cose. Mica la vita. Proprio secondo un parametro assolutamente personale. Che poi è il migliore. Devo chiedere alla gente ciò che voglio, ciò di cui ho bisogno, dire ciò che sono, quello che accade. E la sincerità, per quanto difficile, ha un valore dentro essa stessa. Le idee, i pensieri, i bisogni, che cavolo contano a fare se non risolvono nulla?
Ideologie
Le ideologie che spesso usiamo, per passione politica, religiosa, o semplicemente morale… a che servono se non sostengono la vita vera? A nulla! Solo a parlare, a darci un tono, quasi come se ci intendessimo di questo o di quell’altra cosa. Allora, in tempi di “Vaffa”, ne lancio uno anche io, un “Vaffa” a tutto quello di nocivo che esiste e che alimentiamo inutilmente.
I figli
Parlo oggi con una persona cara. Mi ricorda come il figlio di lei le pone paletti, ultimatum, come diversamente da ogni altra situazione, da l’intera anima a disposizione per vedere il genitore fare un passo in avanti. Bella cosa, mi dico. Conosco vagamente il figlio, ne conosco monologhi e pensieri. Oggi conosco anche la determinazione lanciata verso il sacrificio senza prezzo. Legame di sangue? Forse.
Solidarietà
Io la chiamo solidarietà. Sembra una parola da slogan. E’ diventata nel tempo parola da slogan. il problema è che i slogan oggi sono tanti e sono anche diventati fastidiosi. Al contrario, la solidarietà fra una persona posta casualmente una accanto all’altra, è quello spirito spontaneo che tende al bene. Se posso, mi vien voglia di farlo, il bene. Spontaneamente. Mica uno sforzo. Anzi. Un modo come un altro per sorgere che dalla nostra incontenibile miseria a volte nasce un gesto che possa avere valore. Tutto ciò che butteremmo via di noi, ha ancora valore per un altro accanto a noi. Il miracolo degli esseri umani. Dai secoli che ci precedono siamo persino arrivati a dare un nome alla cosa: solidarietà.
I figli (parte seconda)
I figli, dicevo. Per noi genitori a volte possono essere lo specchio inconsapevole. Tempo fa si parlava di spalare merda. La spaliamo ogni giorno, quasi fosse neve e vivessimo in un ambiente da neve perenne. Ci alziamo al mattino e cominciamo a spalare. Chilogrammi, quintali di merda. Puzza, e ci tocca spalare. Dalla mattina alla sera. Spaliamo per non affogarci. I figli, inconsapevoli, hanno quello sguardo di sbieco. Silenzioso, truce, senza appello. Uno sguardo giusto, impietoso.
Lo sguardo di chi non ha ancora spalato merda quanto noi. Però ci fa bene. E questo basta.
Rosario Galatioto