Dopo tre settimane dall’uscita del romanzo “L’esattore” arrivano i primi commenti, le critiche e le opinioni. D’altronde, “ogni testa è tribunale” recita un noto proverbio, a cui farei seguire quell’altro adagio che dice che “il mondo è bello perché è vario”. Torti e ragioni, e più in generale, i punti di vista cambiano radicalmente a seconda dell’angolo di osservazione. A dar man forte a questa idea gli Jarabe de Palo cantavano “Dipende, tutto dipende, da che punto guardi il mondo tutto dipende…”
Dialogo con i lettori
In tempi attuali, meno ancora che prima, è possibile il dialogo con i lettori presso librerie e associazioni. Pertanto, utilizzo questo spazio, in qualità di coautore, per ringraziare tutti coloro che lo hanno letto, quelli che lo hanno recensito o commentato e infine per fornire qualche chiarimento alle domande di qualche lettore, rimaste in sospeso.
L’esattore è sessista?
Fra le varie considerazioni scelgo di rispondere ad una in particolare. Il romanzo è sessista? Per quanto ad una domanda non si risponde con altra domanda, mi prendo la licenza di farlo. La risposta è: perché mai dovrebbe esserlo? Se il romanzo lo fosse, significherebbe che lo sono anche i suoi autori. No, non siamo sessisti. Il romanzo è un noir, o quantomeno questo è l’incasellamento che abbiamo prescelto (se mai sia giusto o possibile classificare per forza le cose). In un noir, pertanto, certi personaggi non sono angioletti (se no che noir sarebbe?).
Il personaggio
Ad una lettrice, certi comportamenti del protagonista sono apparsi “poco rispettosi” verso le donne, certe considerazioni “maschiliste e sessiste”. Ebbene, colgo questa preziosa occasione per precisare che Gianfranco Berti (il protagonista, appunto) non ha rispetto per nessuno; la sua “irrispettosità” è davvero democratica, è rivolta pariteticamente verso chiunque entri nella sua sfera. Berti è narcisista, egocentrico, superegoico, avido, una canaglia insomma.
Le scelte degli autori
Come ribadito in altro post, io e Francesco Lissa abbiamo discusso a lungo sui profili psicologici dei nostri personaggi e sulle loro back story (seppure molte cose non compaiono ancora in questo romanzo). Allora la domanda diventa: “Perché far essere cosi irriverente Gianfranco Berti?” I personaggi sono un filtro per gli autori. Nel caso dei noir (o in tutti i casi di personaggi per così dire negativi), la finalità etica è mostrare “come non si dovrebbe essere”. Qualche altro attento lettore ha commentato che Gianfranco Berti è davvero irritante. In effetti era proprio la nostra finalità. Far arrabbiare i lettori per i suoi comportamenti è utile a far pensare “non vorrò mai che gli altri possano dire questo di me”. Dall’altro lato, i lettori di sesso maschile avranno modo di notare quanto squallidi possano apparire i commenti sessisti.
Apologia
Ai nostri personaggi ci teniamo. Pertanto, qualche altra precisazione su Berti ci sembra doverosa. Dategli pure addosso ma non caricategli le colpe che non ha. Senza spoilerare troppo, vanno notati, nel corso della storia, “dettagli” che dimostrano che Berti non è affatto sessista o maschilista. Se lo fosse, avrebbe “approfittato” di certe situazioni, cosa che non fa.
Insomma, il messaggio è questo: cercare a tutti i costi il “politically correct” non farebbe altro che rendere ogni storia, una delle tante del Mulino Bianco.
L’esattore è disponibile su Amazon in formato cartaceo e in formato ebook al seguente link:
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Rosario Galatioto
P.S: Questo blog ha sempre sostenuto il RISPETTO della persona a trecentosessanta gradi e, se si vuole, della donna, nello specifico. Chi avesse dubbi può, se lo vuole, passare un po’ di tempo a verificare fra gli innumerevoli post sui temi in questione.