Magia, forze oscure, legacci invisibili, tutte cose da non credere. Eppure un caro amico scrittore intitolò un suo romanzo “L’uomo che sprofondò nel suo divano” (Luca Frediani). A leggerlo sembrava una di quelle storie impossibili, vagheggi d’irrealtà. Vi posso assicurare che queste forze oscure esistono. Provate la sdraio in cui sono seduto proprio adesso e mi direte.
Battiato
“Dopo pranzo si andava a riposare, cullati dalle zanzariere e dai rumori di cucina; dalle finestre un po’ socchiuse spiragli contro il soffitto, e qualche cosa di astratto si impossessava di me [..].” (Mal d’Africa). Versi più che mai realistici.
https://www.youtube.com/watch?v=mkZzcLm7zBc
La sdraio (la mia)
Giunti a casa di mia madre, l’ho cercata, come un tesoro sepolto da ritrovare a tutti i costi. Eccola lì infatti: legno resistente (non come quell’altra in cui sono letteralmente sprofondato…a terra, causa legno marcio), ottima imbottitura, stoffa non calda a fiori (quest’ultimo dettaglio non mi piace ma si può sorvolare), inclinatura perfetta. Appena seduto, ho intuito che mi stava per accadere ciò che racconta il mio amico Frediani. Tutto ciò che capita attorno diventa “relativamente” importante, si può soprassedere. Le richieste altrui arrivano ovattate, la birra fredda aiuta in tal senso. Il cervello gira, per carità, continua a pensare a tutto ciò che si potrebbe fare. Ma è la sdraio che comanda, impone di rimandare ad altro momento imprecisato.«Dovrei far questo e poi quest’altro…Fra qualche istante lo farò.», mi continuo a ripetere. Passano parecchi istanti, poi giornate. Sarebbe un peccato alzarsi, il mio tronco ha preso la giusta forma sopra l’imbottitura.
La sdraio, potrebbe essere il titolo di un thriller. Forze estive, lasciamole fare.