La passerella in Sassonia
La Passerella in Sassonia: mi accompagnano al primo piano di questo istituto che registra circa milleottocento studenti di varie discipline, fra cui corsi serali di lingua. Stanza 225: Mi spiegano che gli incontri sono due, il primo in lingua italiana, il secondo in lingua francese. Sulla porta mi fa meraviglia vedere il mio nome, quello del romanzo e la scritta “autorengesprach”. Traducono per me: “incontro con l’autore”.
L’incontro
Anna, la mia giovane interprete, mi presenta, poi mi presento anche io. Non si tratta di “futuri lettori” ma di persone che hanno già letto minuziosamente il mio romanzo, nell’ambito delle lezioni in lingua. Lascio spazio alle domande che mi colpiscono da subito: un uso della lingua davvero buono che si pone al servizio delle riflessioni. Si parte molto diretti sul profondo, nulla di convenzionale; direi piuttosto l’esigenza di capire. E’ un dialogo molto serrato, quasi un’esigenza quella di domandare e rispondere. Siamo da entrambe le parti alla ricerca di significati, di risposte, di un confronto fra esistenze umane.
Approfondimenti
Siamo tutti quanti persone che hanno già vissuto una buona quantità di percorso di vita, ciascuno e’ già un veterano in questo e cammina avvezzo sulla propria personale passerella. Fra essi, soltanto un diciottenne liceale: le sue domande manifestano altrettanto spessore d’animo e l’impellenza di capire cosa spinge a scrivere: e’ sempre la vita in tutte le sue manifestazioni. Ogni forma d’arte non e’ altro che rappresentazione di essa. Millenni di storia umana testimoniano come ciascuna disciplina artistica trova sempre nuove modalità per tracciare l’esistenza e il suo significato.
E tutti quanti ci raccontiamo, narriamo con stupore il miracolo della vita in ogni sua forma, a tratti similare ma sempre unica. Proprio per questo ogni storia merita di essere raccontata perché testimonia in ogni caso il modo di porsi e di procedere, mai perfetti, non necessariamente eroi, ma presenti nella responsabilità che ciascuno di noi ha verso ciascun altro.
Sola – Primo della trilogia “Voci dal fondo”
Interrogativi
Fra le molteplici domande, tutte molto intense, ne voglio riportare una. Posta in maniera diretta e senza filtri di sorta, mi si domanda perché mi rivolgo nel romanzo principalmente al maggiore dei due miei figli. Una domanda espressa con una punta di disappunto da chi e’ mamma di due figlie e manifesta disagio ma anche desiderio di comprendere con grande urgenza.
La risposta
Riprendo direttamente la mia risposta dal testo stesso: “[..] A chi vuoi più bene, a me o a Vittorio? Questa l’ossessiva domanda che si ripete nel tempo. Sei il primogenito, Leo, e questa specialità e’ una responsabilità [..] Ricordi le cascate? Esse bagnano per primo il sasso che incontrano immediatamente al loro sgorgare, solo dopo i successivi. Ma bagnano ciascuno di loro. Il sasso che viene prima e’ bagnato solo per primo, e lascia scivolare l’acqua verso gli altri. Dal primo sgorgare in poi, tutti i sassi lungo il percorso saranno sempre bagnati. Tutti costantemente e in egual modo.[..] Il primo e tutti quelli che precedono un sasso successivo hanno però un’importante responsabilità: se ostruissero il passaggio dell’acqua verso gli altri, verrebbe meno la cascata. Essa esiste proprio perché l’acqua scivola da un sasso all’altro. [..] Tu, Leo, sei nato prima, vieni prima, il mio amore ha incontrato prima te. Appena nato Vittorio, si e’ creata una cascata d’amore, un flusso che passa attraverso te per arrivare a lui. La tua responsabilità e’ consentire che tutto ciò che passa attraverso te, ogni informazione, ogni forma d’amore, arrivi in egual misura a lui. Tramite te, che vieni prima, al di là della tua volontà, gli possono arrivare gli strumenti per comprendere ciò che hai capito prima tu.”
Questa regola d’amore vale sempre: e’ l’amore per la verità: “Il bene che arriva a te non puoi conservarlo e nasconderlo. Esso ti spinge a rivelarlo, a darlo a ciascuno degli altri.”
Questo incontro e’ stato uno scambio. Incontro con l’autore? Incontro fra persone, in realtà, che si sono donati vicendevolmente un momento di aiuto a capire un po’ di più la vita.
Grazie a ciascuno. Davvero.