Il senso della vita
Tanto tempo fa (pochissimi ricordano questo primo mio scritto andato perduto) avevo immaginato cosa si potesse provare ad essere una mosca e svolazzare di qui e di là a sentire, senza essere presenza invadente, cosa le persone si dicessero fra loro. Nel corso del tempo questo fantasioso desiderio è scomparso.
Lauzier
Al suo posto prese campo la visione di Lauzier (“La corsa del topo”) che descriveva la vita sociale della maggior parte degli uomini come la corsa di un topo in un labirinto precostruito. Si ha il senso dell’affanno ma è tutto fittizio: inseguiamo illusioni preconfezionate volute dal sistema, il lavoro, la carriera, la pensione.
Pirandello
Ritrovo qualcosa di simile, identicamente drammatico in Pirandello (“La trappola”): le persone si danno molto da fare attorno a falsi miti, inseguono realtà inesistenti. Sono tutte costruzioni artificiali, l’uomo di Pirandello si nasconde dietro maschere sempre diverse per paura di scoprirsi diversi da quello che si è, miseri senza speranza. L’uomo, secondo Pirandello, spesso, non vuole vedere, non vuole accendere le luci su ciò che significhi davvero vivere.
Eduardo De Filippo
Si ostina in questa forma persistente anche Pasquale, il personaggio di “Questi Fantasmi” che, pur di risolvere la sua critica situazione economica e di riacquistare la stima della moglie, preferisce credere che dove lo lasciano vivere a titolo gratuito ci siano fantasmi. Caparbiamente non vede neppure l’amante della moglie che appare e scompare, e che, persino commuovendosi, gli lascia i soldi che gli sarebbero serviti per la fuga d’amore con la di lui moglie. Scomparirà per sempre, promette l’amante calato nel reale, ma Pasquale continuerà a sperare nei bonari e risolutivi interventi dei fantasmi.
Gabriele Lavia
Mi trovo oggi davanti al commento di Gabriele Lavia riguardo all’interpretazione de “I Giganti della montagna” di Pirandello: E’ il caso della mosca impazzita dentro una bottiglia di vetro. “La trasparenza del vetro rende indecifrabile e incomprensibile la trappola dentro cui si è infilata. L’esistenza di questa piccolissima bestia non è altro che un inutile volo ronzante e pazzo: una vita priva di senso.” L’uomo come la mosca e la bottiglia come la vita.
http://www.teatroeliseo.com/eventi/i-giganti-della-montagna/
Infine me stesso
Una delle tante persone con cui capita il confronto, mi ha fatto di recente notare che “conta” in questo spazio di scrittura ciò che riguarda me. Quindi il mio modo di vedere: Non mi sento in una bottiglia di vetro né in un labirinto precostituito.
Ne sono volontariamente uscito al più. L’accanimento di certe persistenti vicende negative sussistono. Ma mi risulta limitativa una visione esclusivamente secolare della cosa. C’è dell’altro, c’è ben altro. Per me conta di più questo “Oltre”. Non è quell’oltre di Pirandello, quel punto più elevato che si scorge dopo aver rotto la bottiglia, quel punto vero ma disperatamente vero e basta. Né mi piego e mi accontento dello stile ipocrita di assecondare il più forte o il più in voga.
La riduzione del Mistero
E’ La più dura e subdola lotta: tutto concorre alla negazione dell’io. Le filosofie nichiliste e relativiste la fanno da padrona. Tanto disturbo a eliminare il senso religioso dell’uomo per sostituirlo con il nulla. E’ forse la follia collettiva dell’uomo di ogni tempo, o qualcos’altro?
Fidatevi, c’è Altro, e come diceva San Tommaso, tutt’al più conviene.
Rosario Galatioto
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