Il guardiano
“Sono un guardiano conteso da più mondi, uno di quelli è anche il tuo. Sconfino in questo o quello in soli due secondi, dammi la mano che t’accompagno…”. Questo l’incipit del brano “Il guardiano” che dà il titolo al nuovo album di Maurizio Rastelletti. Poche parole accuratamente pennellate per parlare di autismo. Un tema delicato, come quello di ogni disagio interiore o mentale, affrontato dal punto di vista del soggetto, mettendo al centro quell’aspetto unico, personale, specifico, identitario, piuttosto che la società con le sue regole di perfezione, impossibili da raggiungere, per le quali ciascuno deve per forza sentirsi inadeguato. E si invertono le parti: non più una società che ti riconduce forzatamente ad una realtà incomprensibile per il singolo, ma quest’ultimo che ci apre le porte di quei mondi.., “dammi la mano che t’accompagno..”; un’inversione che può essere utile a ciascuno per auto educarci ad andare incontro, capire le ragioni dell’altro.
L’album
A gennaio di questo stesso anno, scrissi un primo post su Maurizio Rastelletti. In quell’occasione, dissi di avvertire certe sonorità o richiami nei testi e nella timbrica che riconducessero a Battiato. Era una mia sensazione. Questo secondo album, diverso dal primo, per il passaggio dal pop al un rock progressivo, mi riporta alla medesima sensazione. C’è una profondità e una ricerca di pensiero nei testi di Maurizio Rastelletti e nelle sue musiche, ancor più di quanto c’era già stato nel primo album, segno di un percorso tutt’altro che superficiale; c’è altresì una particolareggiata cura nel progetto artistico e nell’arte qualitativa degli arrangiamenti di Nando Bonini che contribuiscono a rendere l’album di una qualità decisamente superiore a quello riscontrabile nel panorama medio italiano.
L’infinito
Maurizio Rastelletti ci aveva già dato delle conferme assolute del suo talento sia musicale che introspettivo. “Inseguo una lumaca” del primo album ci proiettava verso riflessioni non comuni, cercare l’infinito nell’infinitesimo. Certi echi di pensiero ritornano, sono l’imprinting dell’artista: In “Prim” si possono ascoltare frammenti come “lo spazio non ha tempo, l’Infinito è nel momento”. Mi stupisco di come l’algoritmo di Prim c’entri con la vita, di come Maurizio Rastelletti sia riuscito ad estrapolare da esso, significati che si accostino alle problematiche dell’esistenza umana. L’algoritmo in questione, infatti, utilizza criteri per valutare le soluzioni localmente migliori senza mettere in discussione le scelte precedenti. Così anche nella vita di ciascuno. L’esistenza di una persona, in un momento, può richiedere una soluzione diversa (ed essere in ogni caso la soluzione migliore disponibile) da quella adatta per un altro soggetto, in un contesto e in un tempo diverso.
L’elevazione
Provo una certa sintonia quando ascolto le istanze interiori di Maurizio Rastelletti tradotte in prodotto musicale. C’è un’esigenza di elevazione che traspare da ogni brano: “Sai? potrai avere molto più di trenta denari” (Verso L’aurora); “Da quella porta ci entrerei, mi volto ad osservare quello che ho lasciato andare e non ho più, gettando a terra le zavorre, varcando nuove soglie” (Areare). Ma ritrovo anche un realismo molto spinto che ha il coraggio di trascendere dal materialismo che la società attuale ci vuole imporre ad ogni costo: “[..] ed osservare quanto è reale l’irreale.” (Areare).
Il tempo
Emerge, inoltre, la costanza del concetto di tempo che attraversa i confini ma che comporta implicazioni nel quotidiano: “Vivere e sentirsi bene dentro ad una poesia è come avere i piedi in acqua mentre scorre via” (Il saggio di Martina). C’è un’attestazione di presenza in questo mondo e nel momento, con ogni sua implicazione. C’è il saggio di Martina alle tre, c’è l’acqua che scorre via. Si scorge una forte consapevolezza: il tempo procede, passa, si afferrano occasioni, se ne perdono altre. Viviamo una vita, consapevoli delle possibilità: non giudizi, non si parla di giusto o sbagliato. Semplicemente, di possibilità direzionali: “Non l’ho detto mai, non hai sentito mai, forse tu lo sai o forse mai saprai, un giorno piangerò un altro riderò, bastavan poche parole” (All’improvviso).
Tracce
Ieri sera ho assistito alla presentazione live di questo album presso il World Music Studio and live di Pessano con Bornago (MI). Mi sono accorto di quanto possano dare al mondo certi artisti contemporanei, di come la loro ricerca possa tracciare per altri, solchi riflessivi e sentieri di vita.
Per me, per esempio. Grazie Maurizio.
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