Finta democrazia
Quando ero bambino mi facevano uno di quei classici giochi di carte in cui indovinare quella prescelta. Il gioco consisteva nel portarmi, attraverso un percorso di domande ad hoc, al punto che voleva l’improvvisato prestigiatore, ovvero a dimostrarmi, con una serie di domande ad esclusione, che lui già sapeva quale carta avessi scelto. Ma era un gioco, ovviamente, nessuna conseguenza derivante dalla spassosa dissimulazione della verità.
Assetto sociale attuale
A guardar bene le cose, sembra che oggi si applichi il medesimo criterio. Ma su scala più vasta, su scala nazionale. Parlo dell’assetto di questo nostro paese. Una delle regole basilari su cui si fonda uno stato democratico è che sia uno stato di diritto. Per essere tale, i consociati, ovvero i cittadini, stabiliscono un contratto molto forte e vincolante per le parti in gioco: le regole vanno rispettate. Semplice no? E’ il concetto della certezza del diritto. Pertanto, il vasto apparato statale, questo grandioso organismo delegato dal popolo a gestire tutto quanto, può farlo in virtù delle leggi esistenti. Nient’altro. Molto sinteticamente, lo stato, attraverso ogni sua diramazione e persona che lo rappresenta, non può barare.
Assenza di regole
L’assenza di regole, in un paese governato da un soggetto, equivarrebbe ad una monarchia assoluta. Già nel Medioevo, Giovanni d’Inghilterra dovette concedere la Magna Charta Libertatum per siglare la pace fra sé stesso (divenuto impopolare) e la sua gente. La carta, una specie di mini costituzione ante litteram, si configurò come una specie di riconoscimento di diritti reciproci fra corona e popolo. L’assenza di regole, in generale, rappresenterebbe l’anarchia, qualcosa di simile alle situazioni da giungla dove sopravvive il più forte.
L’Italia che elude
In Italia, paese altamente democratico, si sta attuando quel criterio di cui parlavo prima: si finge, si dissimula la democrazia. Dichiarare ad alta voce, con pomposa ufficialità, di violare le leggi, sarebbe come promuovere un golpe, una attentato ai nostri fondamenti costituzionali. Cambiarle? Troppo complicato per una certa fazione politica, peraltro consapevole che la democrazia passa dal popolo e il popolo NON vuole cambiare “certe” leggi. La sovranità popolare VUOLE che si applichino! Allora cosa fare? L’elusione, l’aggiramento, così tutti gabbati e contenti.
I fatti
L’Alto Commissario per i diritti umani si è preoccupato di far notare che la politica migratoria del governo italiano “mette a rischio i diritti umani dei migranti, inclusi i richiedenti asilo” e “fomenta il clima di ostilità e xenofobia”. Peccato che l’Alto Commissariato non tenga conto di alcuni aspetti che smascherano l’ipocrisia di questo bieco tentativo:
- il Decreto sicurezza bis punta solamente ad inasprire le pene di chi gestisce il traffico di esseri umani: una forte contraddizione dell’Ente creato per difendere diritti umani non per favorire chi li sfrutta!
- l’art 12 del Testo Unico sull’immigrazione esiste GIA’ dal 1998 (Governo Prodi): strano che l’Alto Commissariato si risvegli dopo oltre vent’anni dalla sua esistenza, a ridosso dalle elezioni europee.
La norma in questione
L’art. 12 del Testo Unico sull’immigrazione recita: “Chiunque compie attività dirette a favorire l’ingresso degli stranieri nel territorio dello Stato in violazione del predetto Testo Unico è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa fino a 15.000 euro.”
Elusione o palese violazione?
A seguito di violazione della legge, una nave di un’ONG è entrata in acque italiane con 65 stranieri a bordo recuperati in acque libiche. Come da legge, è stato vietato l’ingresso illegittimo di stranieri. La Guardia di Finanza italiana, in accordo tacito con la magistratura, aggira la legge: sequestra la nave e lascia sbarcare, pertanto, gli stranieri, consentendone l’ingresso illegittimo. Cosa accade? Accade che organi dello Stato (Guardia di Finanza e magistratura) aggirano la norma, per raggiungere obiettivi politici in violazione della legge in vigore. Finta democrazia!
Considerazioni di un cittadino
Sono un cittadino di questo Stato e mi attengo alle leggi. Se la sovrana volontà popolare, se una maggioranza chiaramente espressa, ritenesse sbagliata la norma in essere e la volesse cambiare, perché non attuare tutte le eventuali procedure democratiche? Ho diritto di vivere in un paese in cui ci sia la certezza del diritto, non il suo tacito aggiramento.
Ipocrisia diffusa o finta democrazia?
Vivo invece in un paese in cui i burattinai sono ormai alla luce del sole e agiscono in barba a qualunque regola: Molti “qualcuno” dall’alto hanno deciso l’invasione dell’Europa, lo spostamento in massa, favorendolo a tutti i livelli. Sappiamo bene che tutti i vari “Soros”, assieme ad ogni organizzazione governativa del mondo, all’ONU e alla Chiesa, se avessero voluto il vero bene dei popoli del continente africano, avrebbero potuto agire da tempo e in altre maniere efficaci e dirette. Ma l’obiettivo NON è lo stare bene. Né degli africani, né tantomeno degli europei.
Quali obiettivi, pertanto?
Sussiste una finta democrazia. Non starò qui a dire, né farò le medesime genuflessioni che Papa Francesco ha fatto all’Imam di Al Azhar nella sua visita ad Abu Dhabi (Tra mediazione e Verità), oggi tanto emulato da prelati che cercano sintesi col mondo musulmano nel mese del Ramadan. Peccato (nel vero senso della parola!) dimenticare, mettere in secondo piano, che maggio è il mese dedicato alla Madonna.
Se per un cristiano mettere da parte il proprio credo è un atto di apostasia, per chiunque altro questo atteggiamento rimane soltanto una tacita sottomissione.
Una “corda pazza” apòta, mai apostata.