Venticinque aprile, festa della Liberazione. A dirla tutta a me è sembrata la festa del bavaglio.
25 aprile
Non si è capito perché, nella costanza dei divieti di uscire e di assembramento, il venticinque aprile, in molte città d’Italia, l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e altre sigle politiche progressiste, in barba alle norme, hanno organizzato manifestazioni celebrative in strada. Loro, chissà perché, hanno potuto, nessuno a fermarli.
Nuovo DPCM
Ancora una volta, il nostro Presidente del Consiglio, nella nostra serata domenicale, ha voluto tenerci in ostaggio con le sue chiacchiere per ben quarantacinque minuti. Cosa apprendiamo? Nulla di chiaro, molte solite approssimazioni, ma soprattutto apprendiamo la regola classica della vita: due pesi e due misure.
Divieto per le Sante Messe
Nel DPCM relativo alla fase “due” permane il divieto per le Sante Messe. Si faccia attenzione, non si vietano in generale gli assembramenti, ma si entra nel merito, vietando le celebrazioni liturgiche cristiane. Lo fa il Presidente del Consiglio e lo fa il Comitato scientifico come se il loro fosse un vaticinio sacro.
Due pesi, due misure
Quale festa della Liberazione! I partigiani che hanno lottato per la libertà, si rivolterebbero nelle tombe a sapere il modo odierno di ricordarli. I fedeli che chiedono di poter partecipare alla Santa Messa, seppur con tutte le precauzioni che prevede la circostanza, sono bollati come fascisti, perché osano criticare i dettami dello Stato. Al contrario, l’ANPI e le associazioni che hanno manifestato per le vie di varie città d’Italia (fra cui Roma, Milano, Bologna e Modena) se ne infischiano delle regole e rimangono eroi dell’antifascismo.
Il bavaglio
Oggi, chi critica è fascista, chi impone l’obbedienza è un eroe. Qual è la libertà oggi? Quella di prendere ordini, ovviamente! “Se aderisci al programma, va tutto bene!” Ce lo ricorda a chiare lettere Conte, nel suo discorsetto di ieri: Si riapre, ma il Ministro Speranza, fra tre giorni, in base ai numeri, potrebbe reimporre le restrizioni. State all’erta, pertanto, a ribellarvi, perché i “numeri” potrebbero arrivare a rinchiudervi ancora!
CEI
La Conferenza Episcopale Italiana ovviamente non ci sta. Stavolta, i progressismo di questo governo è andato davvero oltre misura. Pare che il nostro Presidente del Consiglio non conosca i contenuti del Nuovo Concordato del 1984. Il semplice articolo 1 prevede l’indipendenza e la sovranità dei due ordinamenti, Stato e Chiesa; l’articolo 3 specifica le garanzie in merito alla libera organizzazione ecclesiastica in Italia.
Gli assembramenti
Il Premier ha farfugliato qualcosa, neppure lui sa bene cosa gli fanno dire. Una cosa è il divieto degli assembramenti, un’altra è, in caso di allentamento delle restrizioni, entrare nel merito del dove o cosa. Spetta alla Chiesa (ma varrebbe per ogni forma di culto), nel caso, organizzarsi come meglio crede. Magari celebrando all’aperto e rispettando il distanziamento sociale con l’uso delle mascherine.
Preoccupazioni
Le maggiori preoccupazioni sono state per i runner ovviamente. Per Spadafora, loro sì, possono riprendere a correre. Per Franceschini è stato prioritario l’apertura dei musei.
Attenzione, le chiese no. D’altronde, cos’è per loro? Un pezzetto di pane simbolico. Loro no, non ci credono alla carne.
Rosario Galatioto