La spesa – Facce da Covid
Sono a fare la spesa (anche oggi, direte?). Rispetto a pochi giorni fa noto cambiamenti radicali. La fila, prima di tutto. Si entra contingentati. Sono in fila e vedo tutti quanti a viso coperto. Finalmente, mi dico. Forse, così facendo, la svoltiamo. La guardia giurata ci imposta, distanzia gli spazi fra di noi. In cima alla scala mobile, un’addetta pulisce il bracciolo del carrello. Benissimo! Pochi altri metri e altri addetti ci invitano a stare separati. Una volta tanto, ciascuno in testa propria, sarà contento di fare questo sacrificio per un motivo serio.
Facce da Covid
Spingo il carrello, sto attento alle distanze. Si fa fatica, ma stavolta mi sento più organizzato. Il foglietto, lo tengo incastrato sullo spazio solitamente dei bambini. Così leggo e procedo in velocità. Giro un angolo, poi un altro e.. rimango sorpreso. Ormai quelli senza mascherina si individuano subito. «Cosa fa questo qui?», mi dico. Spavaldo e un broncio da paura. Poi ne vedo un’altro: maniche corte (siamo in Lombardia), capello col ciuffo, parla al telefono con disinvoltura. Di pomodori e cavoli non gl’importa. Magari è lì a farsi una passerella con la scusa della spesa.
Le categorie
Fare la spesa è diventato uno studio sociologico. Due categorie, di questi tempi. “Mascherina e guanti si” e sono un buon ottanta per cento, e gli irriducibili: questi ultimi, ridistribuiti in due sottocategorie. I cosiddetti “so’ figo, che m’importa de sto coronavirus” e gli incazzati.
Gli incazzati
Li ho osservati, sono tutti simili. Incazzati è l’aggettivo che li definisce appieno. Me li sono immaginati in altri contesti. Sempre uguali. Sono incazzati a prescindere, col coronavirus (“Ma guarda un po’ che mi doveva capitare, figuriamoci se mi metto la mascherina per sto cazzo di virus”), con la gente (“Tutti gli altri fanno sempre la cosa sbagliata”), con chi parcheggia a fianco a loro, con i figli che gli chiedono la paghetta, e poi le tasse, se piove, se c’è il sole e pure con la moglie se ha sbagliato il pizzico di sale in più o in meno. Stanno ovunque, sempre lo stesso sguardo, e loro si che la sanno lunga. Ti guardano e ti schifano. Per loro, tu non capisci niente, né di coronavirus, né di politica, figuriamoci se puoi sapere se domani piove. Il tuo voto è sempre sbagliato, se c’è qualcosa che va male, è per gli altri, mica per quelli come lui. Facce da Covid.
Secondo supermercato
Secondo giro nel secondo negozio di alimentari, questo qui più piccolo. Entro, un addetto (che mi conosce) mi guarda. Una faccia stranita, gli leggo nel pensiero: «Abbiamo parlato tante volte, ma non avevo immaginato che tu fossi così coglione da metterti mascherina e guanti…» Faccio in fretta, pago e vado via. Se cerco di minimizzare i contatti nella giornata e io indosso la mascherina, non capisco come possa tutelarci chi in un negozio vede centinaia di persone al giorno senza protezione. Sono coglione io?
Covid bipartisan
Il virus pare sia bipartisan, colpisce e si trasmette senza guardare in faccia nessuno, né il figo, né il padre di famiglia. Non ha ideologia, saltella dall’uno all’altro a prescindere. E miete vittime. Non lo dico io, parlano i numeri che sentiamo al tg. Non sono virologo, né opinionista. Non importa come funziona esattamente o di chi è’ la colpa. C’è e gira ancora parecchio. Forse dovrebbe importare fermare il contagio.
Mascherina e guanti
Se fate la spesa, indossateli per favore. Se non ne trovate, si possono fare in casa. Un doppio strato di una vecchia federa (lavata), con due elastici. Si può lavare ogni sera e il ferro da stiro, sterilizza. In questo periodo serve davvero. Servirebbe in generale, anche quando si ha il semplice raffreddore per esempio; sarebbe una forma di rispetto per tutti gli altri, come ci insegnano altri popoli. Vorremmo tutti quanti stare senza, ma pare sia necessario.
Facciamolo dunque.
E’ semplice, ci riesce persino uno come me!
Rosario Galatioto