Giungo al lavoro e assisto per puro caso ad un gentile scambio di saluti fra due colleghi: “Come sarà questa giornata?” chiede il primo con un misto di positiva baldanza e sottile ironia. “Come vuoi che sia” risponde il secondo, “Il prete dice ogni giorno la stessa messa”. Come ogni mattina vado di fretta, scarseggia il tempo per avviare una discussione sull’argomento. Ma una cosa la faccio: ringrazio entrambi perché in quel breve scambio di battute, mi hanno donato qualcosa che mi risulta semplicemente meraviglioso.
Gli uccelli
“Volano gli uccelli volano nello spazio tra le nuvole; con le regole assegnate a questa parte di universo, al nostro sistema solare. Aprono le ali, scendono in picchiata, atterrano meglio di aeroplani, cambiano le prospettive al mondo; voli imprevedibili ed ascese velocissime, traiettorie impercettibili, codici di geometria esistenziale” […]. (Gli uccelli, Franco Battiato).
https://m.youtube.com/watch?v=Cyy-5c0mEMc
Codici di vita
Oggi voglio ringraziare Tony, quel simpatico collega che, inconsapevolmente, mi ha ricordato come la vita, l’intero universo, tutto il creato, esiste da tempo immemorabile e segue regole precise che preesistono a noi stessi. Cosa può significare tutto ciò per me, minuscolo e limitato essere del tempo e dello spazio? Può significare una sola cosa realmente semplice: posso assecondare, seguire le linee tracciate da un Dio, dalla natura, da chicchessia che ha fatto si che tutto quanto sia così come è. Oppormi per una mia insensata volontà contraria non sortirebbe altro effetto che un non corretto utilizzo della vita. Viviamo dentro parametri che prescindono da noi stessi. Che senso avrebbe, per esempio, discendere da una scala mobile che sale? Significherebbe solamente usare male quello strumento, usarlo differentemente dal modo in cui è stato creato. Chi mi impedisce di mangiare con la forchetta tenendola nel suo verso opposto? Nulla di particolare: semplicemente non riuscirei a portare, con altrettanta facilità, il cibo in bocca.
Codici di geometria esistenziale
Gli uccelli di Battiato assecondano la loro natura, si muovono secondo quelle innate capacità che apprendono da chi li precede. Imparano per istinto: è nella loro natura. “Il Gabbiano Jonathan Livingstone” (Richard Bach) vive come tutti i gabbiani ma si pone un semplice obiettivo di vita. Fare del suo meglio nell’essere un gabbiano, volare sempre più in alto secondo le possibilità insite nella sua stessa natura. Cibarsi, nutrirsi, e vivere fa parte dell’aspetto intrinseco della vita. Migliorare sé stessi, assecondare il proprio essere, dentro la propria natura, è spingere la ricerca del significato esistenziale verso il punto più elevato.
Umani
“..con le regole assegnate a questa parte di universo..” Vale per gli uccelli descritti da Battiato, vale per il gabbiano Jonathan e vale per ciascuno di noi: Non possiamo che vivere secondo le regole assegnate a questa parte di universo. Tentare di contrapporsi alle regole ontologiche significa soltanto opporsi al proprio essere. Molto semplicemente, se sono uomo non posso pretendere di vivere come un cavallo, meglio vivere la mia natura di uomo.
Omaggio a Zeffirelli
Non mi riferirò alla sua arte (indubbia ed incontestabile) ma alla vita trascorsa ad essere sé stesso. Ciascuno di noi è sé stesso nella sua peculiare unicità nel mondo. Fra tutti gli insegnamenti, egli ci lascia certamente la testimonianza di una capacità di vivere il proprio essere ad di là delle classificazioni che tanto piacciono a certe ideologie odierne.
Essere donna
Essere donna ha una particolare caratteristica che Zeffirelli ha ricordato: “Il privilegio di portare la vita è il privilegio che gli uomini non hanno. [..] Il miracolo di sentire germogliare nel proprio ventre una nuova vita, il vederla sbocciare e vederla venir su rende voi donne più forti.” E ancora: “Una madre che genera una vita è una donna premiata qualunque sia la sua situazione, qualunque siano i conti da pagare, qualunque siano i suoi problemi emozionali.” Un concetto decisamente diverso da quello propagandato secondo cui far figli è roba da medioevo.
La saggezza di Tony
Ritorno a Tony e al suo dire: “Il prete dice ogni giorno la stessa messa”. L’incipit della Consacrazione durante la liturgia è: “Padre veramente Santo e fonte di ogni Santità..”, ovvero viene indicata la verità delle cose, di ogni cosa, perché una cosa è vera se è come Dio la vuole, perché è Dio che crea tutto. Quella di Tony poteva essere il segno di una rassegnazione fatalistica ad un destino ingiusto ed ineluttabile. Ma tutte le volte che ciò che accade è l’avverarsi “di quelle regole assegnate a questa parte di universo”, allora dico che ben venga questo eterno meraviglioso uguale che si ripete.