Quello che accade attorno a noi si può riassumere nella parola esasperazione. Non parlo di uno stato psicologico di afflizione ma dello stato generale delle coscienze per il degrado derivante nell’uso dei social.
Byoblu
Il caso Byoblu è solo il risultato finale di un processo di costante appiattimento del pensiero. Il fatto che l’informazione passi “troppo” dai social media e che non esista una legislazione che si sia evoluta di pari passo sul fenomeno in questione, fa sì che “il padrone” si risvegli di colpo e decida di prendere posizione a suo piacimento.
Le piattaforme
Cosa sono in fondo le varie piattaforme social usate dal mondo intero? Spazi web concessi all’uno o all’altro, traffico di pensieri liberi di sfrecciare in ogni direzione. Il web è stato finora sinonimo di “maggiore libertà”, vaste praterie in cui mettere in fila parole. Ciascuno si è sentito più sicuro di dire la propria.
Il controllo
Nessun controllo per tanto tempo. Pertanto, sono sorti “gli odiatori” e altre forme di manifestazione, alcune di esse “disdicevoli” se espresse nel mondo fisico reale, e al contrario consentite nel “far west” del web. Forse occorreva una regolamentazione già da tempo, forse le reazioni odierne non sono del tutto corrette.
Il libero pensiero
La soluzione non è limitare perché ciò compromette la dialettica che forma la coscienza critica. “Il cafone” del web si auto isola e pertanto subisce una forma di educazione civica da chi gli gravita attorno. Al contrario, “zittire” chi ci è scomodo, è soltanto qualcosa di subdolo e malsano.
Spazi web
Le piattaforme sono spazi concessi in affitto: finora il padrone se ne è stato zitto con una posizione asettica e acritica. Se all’improvviso decidesse di prendere posizione, dovrebbe, per lealtà’ e trasparenza, dare il tempo all’affittuario di riprendersi i suoi contenuti e di poter comunicare il suo “cambio di indirizzo”. L’oscuramento tout court e’ solo violenza, la censura e’ la morte della dialettica.
Social vs giornali
Quale è stato l’effetto principale del social? Bombardamenti di brevi pensieri sparati a raffica sulle menti di chicchessia. Un vero e proprio “trauma” mediatico in cui viene a mancare il processo logico del ragionamento. Affermazioni che passano indiscutibilmente per vere tramite il modo arrogante e invadente con cui sono propinate. E il pezzo giornalistico invece? Accade che la medesima informazione sia accompagnata da un’analisi critica, ovvero sia argomentata la posizione di pensiero. Il destinatario di quest’ultimo tipo di informazione “sceglie” a monte da quale fonte abbeverarsi conoscendo il taglio del giornale e di ogni singolo giornalista. Parliamo pertanto dei pensatori moderni, la cui opinione di volta in volta è supportata quantomeno da un percorso logico.
Il mondo reale
Con la carta stampata (ma varrebbe anche per i media), se un giornalista dicesse qualcosa di non veritiero e dannoso per altri potrebbe incorrere in una denuncia per diffamazione. La norma penale, quindi, esiste a tutela della “fake” oltraggiosa e dannosa. Se un “proprietario” mi affitta un luogo delimitato, sono io che decido cosa farci dentro. Il proprietario non ha alcun diritto di intromettersi nel limitare la mia libertà di uno spazio divenuto privato. Diversamente se dovessi “infrangere” la norma penale (si supponga che io compia atti criminosi ben individuati dalla norma) in quello spazio, sarà la magistratura deputata a limitare o impedire il mio agire.
Liberta’ individuale e libertà collettiva
Esiste una libertà di espressione del singolo che è sacrosanta e garantita dalle Costituzioni come bene da tutelare assolutamente. Esiste, parimenti, il diritto di informazione, ovvero di una corretta e veritiera informazione. Essa assume la forma di libertà collettiva ovvero e’ un bene collettivo altrettanto meritevole di tutela, affinché le popolazioni nelle società civili possano sempre sapere con trasparenza cosa accade attorno a loro. In un ambito onesto e leale le due libertà trovano perfetta sintesi. In un contesto in cui l’interesse (non onesto) del singolo manipola i fatti, la prima delle due rimane tutelata, la seconda no. Se il singolo poi è’ particolarmente potente, potrebbe minare pericolosamente la seconda delle due libertà. Cosa fare pertanto? Un richiamo ad una maggiore coscienza civile senza dubbio. Ma se ci riabituassimo ad una dialettica pacifica, il punto di incontro fra le due libertà potrebbe essere più vicino.
E ci sarebbe minore esasperazione.