Mi sono ripromesso una trilogia, tre romanzi in tre contesti diversi che avessero però un’unica linea direttrice: raccontare le “Voci dal fondo”, quelle che a volte si vomitano fuori. Tre romanzi in cui emerge l’umano, quello che irrompe nonostante l’indifferenza tenda a spegnere l’adesione al senso della vita. Il primo dei tre, “Sola”, è stato pubblicato ad agosto ed è stato il racconto di una vita realmente vissuta, un grido tutto al femminile, una storia di violenza e sofferenza.
Epochè
Adesso è il turno di “Epochè”, romanzo che ideai e scrissi quasi un anno fa e decisi di tenere da parte, quasi avessi bisogno di “digerirlo” ancora un pò. Adesso è quasi pronto, o meglio, sono pronto io a porgerlo a chi vorrà leggerlo. “Epochè”, ovvero l’astensione del giudizio, una saggezza poco praticata e molto dimenticata. Vorrei esserne capace, vorrei essere in grado di scalare i gradini della sofferenza interiore, smettendo di giudicare ma sopratutto, cosa più ardua, di giudicarmi.
Il perdono
Non voglio addentrarmi in sterile retorica ma perdonare in senso pieno non è cosa facile; perdonarsi, l’ho scoperto nel tempo, risulta ancora più difficile. Mi sono ripromesso entrambe le fatiche e ho capito che il risultato, per quanto caparbio, non dipende da me.
Cambio di prospettiva
Ho tentato di raccontare il significato di un dolore: ci ho provato guardando da più prospettive. Qualche volta, non sempre, mi avvicino ad un vago intuito, quella dell’Eterno che tutto accoglie, tutto abbraccia, tutto fa suo, ogni dolore; quella prospettiva in cui, probabilmente, anche il più terribile “unforgiven” è accolto.
https://www.youtube.com/watch?v=Ckom3gf57Yw
Il romanzo
Sono nella fase di continuo rimaneggiamento prima che lo rilegga (lo ha fatto già a spezzoni) l’altra metà di me, la donna con cui condivido ogni cosa e che, in questi casi, svolge il gravoso compito di editing, in un senso decisamente più marcato del solito, giacché si delinea su più livelli. Nella scrittura, ho lasciato che venissero fuori, fra rabbie e musica, anche i miei lati più misantropi.
Epochè rappresenta per me una lontana meta, più che un risultato.
Complimenti, ammiro molto chi sa scrivere 🙂