Economia e umanità
Una domanda diretta: a che serve l’economia se non è al servizio dell’umanità? Da troppo tempo, l’economia è dissociata dagli esseri viventi e alimenta solo se stessa.
Contratto sociale
L’uomo lavora, produce, trasforma il territorio attorno a sé, lo gestisce, se ne prende cura. Un’unica finalità materiale: vivere, vivere meglio, garantire la vita a sé e agli altri, umani, animali e piante. Il contratto sociale mira a aumentare queste possibilità, mettendo in comune risorse.
Il sistema
Il contratto sociale, però, è sfuggito di mano. Il sistema è diventato qualcosa di diverso da uno strumento controllato e gestito. Esso si è trasformato in una bestia che vive in autonomia, persegue obiettivi propri, ormai anche a scapito dell’uomo stesso.
La finanza
Anche la finanza sarebbe uno strumento, faciliterebbe gli scambi, dovrebbe consentire la più agevole circolazione dei beni, dovrebbe mirare ad trasportare il benessere dove esso è inferiore. Tutto questo non accade più. Il denaro, e ancor più la virtualità del denaro, da troppo tempo segue ritmi propri. In sinergia col sistema, sono diventati due mostruosità evanescenti ma che concretamente agiscono come padroni del mondo.
Le bolle speculative
Era quasi la fine del primo decennio di questo millennio, non troppo tempo fa. Una grande bolla speculativa è esplosa. La finanza scommette su se stessa, non scambia più merci, non si preoccupa delle sorti del mondo. Azioni non più come parti di un insieme concreto, di un qualcosa che esiste; piuttosto titoli virtuali che s’alzano o s’abbassano di valore senza esistere, pura aleatorietà, scommesse su scommesse, ancor più di un gioco d’azzardo. Fino a che il castello è crollato.
Economia umana
Tutto quello che non c’entra con l’uomo, con l’umanità, con la vita, non ha motivo di sussistere. L’uomo e il creato. Se le cose, le azioni non sono al servizio, tanto varrebbe cancellarne l’esistenza. L’economia deve partire dal singolo. Adam Smith ebbe fiducia nella cosiddetta “mano invisibile”: l’interesse personale di ciascuno dovrebbe regolare i rapporti, renderli “logici”, assicurare in ogni caso il miglioramento delle sorti. Oggi, l’uomo si ritrova a impiegare il suo tempo, ad essere operoso senza che ci sia più il giusto contraltare. la sua produzione non garantisce più la sua stessa vita. Il sistema si è preso tutto. Esso pretende di mantenere gli stipendi e i salari bassi, meno che sufficienti a garantire lo svolgimento dell’esistenza familiare. Il sistema ha previsto anche il mantenimento di una certa disoccupazione, affinché lo stato di dipendenza umana resti tale per sempre. E’ la cronicità di un cancro sociale.
Il pensiero
Il singolo è inghiottito in questo vortice; non gli resta più nemmeno il tempo per pensare, per tentare il distacco, per poter riprendere il controllo. La politica rimane a servizio del più forte. Il sistema vince, l’uomo perde. Ogni afflato di positività è pura ipocrisia, è la maschera, la bella facciata che ricopre il marcio.
Riprendiamoci le nostre vite. Concediamoci il tempo per riflettere.
Rosario Galatioto