L’altro giorno, con il post Il santone della scrittura, ho dato cenno riguardo al fatto che per scrivere “meglio” ovvero per rendere più efficace un testo scritto, sarebbe opportuno studiare le tecniche di scrittura. Ho fatto riferimento a colui che ritengo “il mio santone della scrittura”, Luca Frediani e ai suoi vari consigli che si possono trovare scorrendo i vari post sulla sua pagina web. Ma rimane una domanda che, a mio avviso, non dovrebbe neppure esistere: cosa scrivere?
Esperienza da corso
Un pò di tempo fa, durane un corso di scrittura (ecco, al proposito, non bisogna mai fermarsi) uno dei partecipanti, riguardo a un compito assegnato, esclamò: «Ma è difficile, non saprei cosa scrivere!» Mi domandai cosa ci facesse ad un corso di scrittura.
L’esigenza di scrivere
Come dicevo in quel post, scrivere, per quel che mi riguarda, è un’esigenza; le idee e i soggetti si affollano nella mente di continuo: scrivere, per quanto brutale possa sembrare, diventa esigenza di svuotare il cervello. Non so se a qualche altra persona che scrive il fenomeno accada (non oso dire di me e degli altri la parola “scrittori”, ne ho troppo rispetto), ma a me succede di continuo: accade persino che mi sveglio dopo una notte piena di sogni contorti che spesso hanno assunto la forma di una vera e propria trama. Accade talmente spesso che arrivo a desiderare notti senza sogni. A parte ciò, “ho voglia” di dire delle cose, di esprimerle nei post a farle esprimere ai personaggi di romanzi.
Efficacia della scrittura
Il problema di chi scrive, pertanto, non è “cosa scrivere” (persino dedicare un post a questo argomento potrebbe apparire superfluo), ma come rendere efficace ciò che si vuole dire. Ad Hemingway fu chiesto: «Come posso scrivere bene?» Lo scrittore (con Hemingway mi permetto di dirlo) rispose: «E’ impossibile. Nessuno riesce a scrivere bene. Piuttosto impiccati. Al più, se un attimo prima che sopraggiunga la morte, qualcuno taglierà la corda dalla quale pendi e rimani vivo, avrai vissuto qualcosa di intenso da raccontare.» Il punto è che ciascuno di noi (ciascuno che voglia scrivere) ha in testa una cosa che presume interessante; se la configura bene finché rimane nella testa; il problema è trasformarlo in una scrittura che appassioni il lettore, lo coinvolga, lo prenda da dove si trovi, e lo trasporti, per quel tempo di lettura, nel mondo che si ha avuto la pretesa di creare.
Soluzioni
Non ci sono soluzioni precostituite; ci sono “tecniche e schemi” che funzionano solitamente meglio di altri; occorre una coerenza narrativa, evitare le contraddizioni nella storia e tanto, tanto altro. Per quanto mi riguarda, quando ho un dubbio narrativo, mi rivolgo al “santone” Luca Frediani. Non c’è ora del giorno o della notte prestabilito; neppure convenevoli del tipo “ciao, come stai? Tutto bene?” e roba varia: si dà per scontato che la vita di entrambi scorra come deve scorrere, in mezzo a realtà e problemi quotidiani. Solitamente, pongo il dubbio; lui mi risponderà quando il suo tempo di vita e la voglia glielo consentirà. In questo mi ritengo fortunato, molto fortunato. E poiché non sono geloso della mia fortuna (“il mio tessooorooo” nel “Signore degli Anelli”), lo invito spesso a tenere corsi live dato che le informazioni scritte rimangono scritte, aiutano meno della possibilità di sentire dietro la propria schiena un “maestro”.
Sintesi: in mia presenza non chiedete mai “cosa scrivere” e dotatevi di un maestro.
Infatti è qui la differenza tra uno scrittore e “gli altri”, di cui faccio parte io, uno scrittore scrive perché ha l’esigenza di farlo, deve scrivere perché la sua è un’esigenza e se non lo fa non sta bene.
Diversamente, a mio parere non può dirsi scrittore chi lo fa a comando o per i soldi, questa è un altra cosa.
Personalmente ammiro molto chi sa scrivere, io non ne sono capace, mi diverto solo quando mi viene dato uno spunto e solo per divertirmi, senza alcuna pretesa o velleità 😉
@silvia “io non ne sono capace”. Siamo tutti capaci di scrivere, “basta” studiare.