Questo post è genericamente rivolto a chiunque, a me, ai miei figli, al vicino di casa, ad ogni vertice di qualunque istituzione. La responsabilità del vero non è cosa da poco: nel vivere sociale (ma basta essere in due) occorre il coraggio della verità. Sempre.
Dovere
Il vero è un dovere. Se non fosse così, verrebbe meno la base di ogni rapporto fra persone. Si può non avere niente da offrire: nel minimo assoluto, si deve la trasparenza del proprio agire e dei propri pensieri. È un dovere, è rispetto.
Coraggio
È anche un atto di coraggio, testimonia la fortezza del proprio animo. Il percorso della vita non è mai liscio, essa stessa comporta l’errore, la mancanza, il fallimento, un’incapacità. Rialzare la testa, segno di dignità, è consentito. La lealtà degli altri, la leale comprensione e immedesimazione nell’altro, quel solidale perdonarsi è possibile, a patto che ciascuno abbia la forza di ammettere.
Rinnovata energia
L’umano rinasce sempre dall’errore, ne trae nuova vitalità, una sorta di araba fenice che risorge sempre dalle proprie ceneri. Ma occorre quel coraggio, quella iniziale forza di accettare l’errore, il fallimento, la propria corruzione. Quella stessa energia che si immette in sé stessi per chinare il capo, per umiliare il proprio io, comporta la successiva spinta verso l’alto.
La staffetta
Quel tipo di gara in cui si passa il testimone (il legnetto che dà diritto al proseguimento della gara) racchiude in sé l’educazione a questa regola sociale. Si è in due, o in più, lanciati verso un obiettivo, ma ciò che fa il singolo, il risultato che ottiene, giusto o sbagliato che sia, viene passato all’altro, ovvero condiviso. Potrebbe trattarsi un apporto positivo, oppure di un significativo “ritardo” nei passi compiuti. Eppure si “offre” questo all’altro che lo accetta senza remore perché è frutto di uno sforzo privo di sotterfugi.
Aneddoto
Un tempo fui fermato da una pattuglia per un anabbagliante bruciato. Non me ne ero accorto. Tentai inutilmente la sincera discolpa per evitare la multa (punizione); colmo di rabbia, indicai un’altra macchina che passava e che aveva con ogni evidenza la medesima mia mancanza. Mi fu detto: “In questo momento sto riscontrando ciò che la riguarda; tutto il resto attorno non diminuisce o aggrava l’oggettività di questa posizione.”Una grande lezione ed è quella che oggi vorrei passare agli altri.
Chiamare in ballo eventuali corresponsabili o rei simili a sé stessi, non diminuisce la propria responsabilità verso il fatto. Questo è’ il coraggio della verità. Capo chino, dunque.