Childfree
Siamo molto esterofili nel parlare. E siamo diventati molto scemi nel pensare. Ci mancava la ciliegina in questo ipotetico propinato “bel pensare”, ci mancava il concetto di “childfree” ovvero la teorizzazione della famiglia depurata dai figli.
Free
Già il concetto “liberatorio” inculcato da decenni aveva fatto la sua parte. Si vuole essere liberi, liberi a tutti i costi, liberi da qualunque impiccio. O meglio, a furia di vedere impicci ovunque, si e’ finiti col voler essere liberi e basta, senza conoscere neppure più il suo significato più pieno.
Liberta’
Libertà e’ compiere, realizzare ciò che noi siamo, aderire al compimento pieno di se’ stessi. Giorgio Gaber in quei mitici anni che furono già ci faceva l’occhiolino spiegando che “la libertà NON e’ uno spazio libero”. Si spingeva oltre scherzando sul fatto che “dopo essersi liberato finalmente di tutto .. non gli rimaneva altro che liberarsi della libertà.”
https://m.youtube.com/watch?v=nulKUZ1sWlA
Libertà di scelta?
Liberta’ non e’ semplicemente libertà di scelta. In una favola mi sono permesso di descrivere l’assurdo fenomeno. E se per libertà, per esempio, decidessi di mangiare il brodino con la forchetta? O di tagliare la carne col cucchiaio? Sarebbe un uso stupido di una facoltà data all’uomo. Sarebbe l’uso estremamente distorto del libero arbitrio. Qui cozza tutto il senso di ciascuna esistenza: Persino il fiore, al ronzio, percependo quel suono vibratorio dell’ape, comincia a produrre più polline.
Quale libertà
Liberta’, per quanto strano possa sembrare, e’ semplicemente aderire al proprio destino: devo compiere ciò per cui sono, compiere il motivo per cui esisto.
Il proprio senso
Il senso dell’esistenza umana, pertanto, non può essere un concetto di “childfree” tanto caro al movimento femminista. Aver depurato ogni aspetto della vita porta inevitabilmente a non sapere più cosa farsene della vita stessa. La continuità della specie e’ inscritta in noi; al compimento della nostra esistenza, torneremo a quell’Infinito, qualunque sia il modo in cui vogliamo interpretarlo.
La famiglia
Sembrava che provenissimo da una sorta di barbarie culturale quando c’era il concetto di famiglia. Essa, normalmente intesa, composta da padre, madre e prole. Quest’ultima cresceva e diventava un nuovo faro di riferimento. C’era pure la famiglia più largamente intesa. Nei “Malavoglia” di Verga, per esempio, Padron ‘Ntoni, il capostipite, il nonno, rimane inesorabilmente l’esempio e la forza per tutti.
Ideologie
Il sessantotto, quale movimento culturale, sembrava portare aria di progresso. In realtà, dietro esso, si e’ sapientemente annidato il tarlo della distruzione. La famiglia, col suo equilibrio, divenne un modello barbaro. L’emancipazione della donna, l’ingresso della donna nel mondo del lavoro, la liberazione sessuale della donna, e la libertà di scelta, di aborto, di utilizzare il proprio corpo come ci pare, sembravano giuste conquiste. Dalla volontà di riequilibrare qualcosa si e’ passati ad un estremismo che non ha portato niente di buono.
L’incontentabilita’
Nel mio periodo scolastico ricordo di aver studiato una breve poesia di Trilussa dal titolo “l’incontentabilita’.
“Dio prese il fango dal pantano
modellò un pupazzo e gli soffiò sul viso.
Il pupazzo si mosse all’improvviso
e venne fuori subito l’uomo
che aprì gli occhi e si trovò nel mondo
come uno che si svegli da un gran sonno.
– Quello che vedi è tuo — gli disse Dio –
e lo potrai sfruttare come ti pare:
ti dò tutta la Terra e tutto il Mare,
meno che il Cielo, perché quello è mio…
– Peccato! — disse Adamo — È tanto bello…
Perché non mi regali anche quello?”
Per quanto mi riguarda, vedo che e’ andato a finire proprio così: dal voler riequilibrare alcune storture, si e’ passati all’abominio. Le femministe proclamano che le campagne “pro vita” e “pro famiglia” sono degli abusi. La donna e’ padrona del proprio corpo. Ci si e’ dimenticato del dono.
La senatrice Monica Cirinna’
A furia di esagerare si finisce con lo scivolare sulle bucce di banana. Tipico caso, a mio dire, quello del Senatore della Repubblica Monica Cirinna’. Un paio di anni fa si fece promotrice dei diritti dei gay in tema di unioni civili. Non basto’. Doveva essere equiparato PER FORZA al matrimonio. Peccato che il Senatore sopra citato dovrebbe rivedersi almeno almeno la Costituzione. Infatti, la Corte Costituzionale (sentenza 138/2010) è stata molto chiara nel ribadire il significato del termine matrimonio: «I costituenti, elaborando l’art. 29 Cost., tennero presente la nozione di matrimonio definita dal codice civile entrato in vigore nel 1942, che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso».
Quale vita?
Ci aveva preso la mano. Il senatore, troppo lanciato in la’, con la Cirinna’ bis fa uno scivolone. E in questi giorni si lancia con il cartello “Dio, Patria, Famiglia; che vita de merda”
Che sia il caso che rilegga un po’ di cose, Trilussa, la Costituzione, e magari, già che c’e’ … un po’ dentro se’ stessa?