Il Cappio Calcio, uno dei fenomeni recenti. Non sono uno di quei tifosi sfegatati da stare incollato al televisore per seguire quel fenomeno di distrazione di massa chiamato calcio; pertanto, il post che segue, per chi vorrà andare avanti a leggere, sarà solo l’analisi di uno che vuol capire e condividere le proprie riflessioni.
Diritti televisivi
Nel 1980 (giusto per fare un ripasso di storia recente) Antonio Matarrese per la Lega Calcio e Renzo Righetti per la Rai, firmarono un contratto con il quale la Rai acquistò il diritto televisivo esclusivo per trasmettere il calcio, estromettendo ogni altra tv privata. La Rai, quale ente pubblico, trasmetteva ogni partita gratuitamente sulle proprie reti. Nel 1993, i diritti vengono acquisiti da Tele+ (prima pay tv italiana) e da quell’istante i tifosi dovettero mettere le mani al portafoglio.
Prima doppia beffa
Da questo momento in poi, non me ne abbiate a male; comincerò a ragionare da critico del fenomeno. Dal mio punto di vista accadde qualcosa di davvero paradossale. Il “panem et circenses” italiano di fine secondo millennio, ovvero quella distrazione psicologica da ogni contraddizione del sistema, che già costituiva un male di per sé, diventa pure a pagamento. Tradotto: il soggetto medio, già attirato dentro quel paese dei balocchi, subisce la seconda contestuale fregatura, paga per farsi abbindolare.
Cappio Calcio
Bisogna arrivare nel 2018 perché la fregatura faccia più male ancora: il “calciodipendente” non solo deve pagare, ma deve cominciare a pagare più di un soggetto, perché i diritti televisivi vengono suddivisi fra Sky e Dazn. Pertanto, colui che volesse seguire tutto il campionato non ha che da pagare un prezzo più elevato. Il Cappio Calcio diventa sempre più soffocante.
Un passo indietro
Se guardiamo gli antichi romani, potremmo dire che perseguivano quel grande obiettivo di tenere in pugno le masse ma con un certo bon ton. Quantomeno non chiedevano esborsi diretti in cambio. Ma si sa, il male non ha limiti: non bastava pagare; abituate le masse al fenomeno, era giunto il momento di alzare il tiro, pagare due diavoli, due padroni della droga più antica del mondo.
Riflessioni
A questo punto, qualche semplice riflessione: se il calcio è un fenomeno “popolare” vorrà significare che la maggior parte dei tifosi appartiene ad una classe economica media o medio bassa, ovvero con salari e stipendi schiacciati verso il basso. L’avvento della Pay tv costrinse molti a rinunciare a questo piacere casalingo. Molte mogli dovettero accettare che i propri mariti, dato il limite di bilancio familiare, si recassero al bar per assecondare quella particolare dipendenza.
Il calcio post covid
Cosa accade oggi, dopo che l’argomento più chiacchierato è diventata la pandemia? Accade una cosa molto semplice. Niente assembramenti nei locali, posti distanziati, meno clientela, forte calo degli incassi dopo la ripresa, e contestuale aumento dei costi per trasmettere le partite. I piccoli locali hanno finito col rinunciare. Cosa rimane da fare? Smettere di vedere il calcio in tv, roba da stipendi alti, oppure dissanguarsi ulteriormente come accade per le più tradizionali droghe. Il Cappio Calcio si stringe sempre di più sulle gole dei tifosi più accaniti.
E i calciatori? Dopo quelle ipocrite finte rinunce di alcune mensilità di stipendio durante il lockdown, recuperano esosamente il perduto. Chiedete pure a Leo Messi.