Azzeccagarbugli
“Giunto al borgo, domandò dell’abitazione del dottore; gli fu indicata, e v’andò. All’entrare si sentì preso da quella soggezione che i poverelli illetterati provano in vicinanza di un signore e d’un dotto, e dimentico tutti i discorsi che aveva preparato.. [..] Renzo fece un grand inchino; il dottore l’accolse umanamente, con un «venite, figliuolo», e lo fece entrar con sé nello studio. Era questo uno stanzone, su tre pareti del quale erano distribuiti i ritratti de’ dodici cesari [..]”
I promessi sposi
È uno fra i miei romanzi preferiti per una lunga serie di motivi. Oggi, però preferisco concentrarmi su uno specifico personaggio, dotto, sapiente, pronto a risolvere i guai della povera gente. «Una cima d’uomo!» ebbe ad esclamare Agnese, la madre di Lucia, a proposito dell’avvocato Azzeccagarbugli. «Raccontategli tutto l’accaduto; e vedrete che vi dirà, su due piedi, di quelle cose che a noi non verrebbero in testa, a pensarci un anno», concludeva la buona donna.
Il ciuffo
Meno male che c’è gente così che ci parla oggi da quei importanti scranni, di quelli che ci raccontano cose che a noi non verrebbero in testa. “Bisogna sapere, o rammentarsi che, a quel tempo, i bravi di mestiere, e i facinorosi di ogni genere, usava portare un lungo ciuffo..[..]”. Il ciuffo, tanto indicativo di brigante matricolato, proprio in questi giorni, presenzia nei due rami del Parlamento italiano, con l’appellativo di “avvocato del popolo”. Pareva anch’egli di quelli posti lì a dirimere le questioni; diversamente da quegl’altri, incapaci di tenere a bada le passioni, quelle che sconvolgono le menti degli “uomini basici, quelli che non hanno sviluppato sufficienti strumenti cognitivi e morali per tenere sotto controllo le proprie pulsioni più innate”. Per fortuna, allora, arriva l’avvocato del popolo, con la sua lunga arringa, volta più a confondere e spossare le menti, ad ingarbugliarle più che a chiarire.
Uomini basici
Per fortuna c’è un altro grand’uomo, dotto e sapiente, ad illuminare il nostro cammino. C’è Gilberto Corbellini, storico della medicina e direttore del dipartimento di scienze umane e sociali del Cnr, il Centro nazionale ricerche. Bastano le sue dissertazioni per chiarirci l’andamento della politica italiana di oggi: troppa presenza di analfabeti funzionali, quelli a cui mancano “sufficienti strumenti cognitivi e morali per tenere sotto controllo le proprie pulsioni più innate”. Meno male che c’è gente come lui e l’avvocato del popolo a dire la parola giusta. Per Corbellini, come per Grillo, occorrerebbe togliere il diritto di voto agli anziani, troppo legati alla tradizione e al passato.
Classi subalterne
Quanti Azzeccagarbugli oggi, illuminati e illuminanti per sopperire alle nostre incapacità, noi delle “classi subalterne”, come sostiene Gad Lerner. Oppure affetti dalla malattia psichica del sovranismo, come ci ricorda Massimo Recalcati.
Pensiero unico, partito unico
Tanto argomentare fra analfabetismo, subalternità sociale e problemi psichici per giustificare il fatto che chi non pensa in un certo modo deve essere per forza stupido o malato mentale. Tanto chiasso per cambiare la legge elettorale in un modo o nell’altro, giri di parole, calcoli e concetti filosofici o sociali, quando, gira e rigira, sarebbe tutto più semplice a parlar chiaro: Pensiero Unico, Partito Unico. Per far politica, per parlare in pubblico, per coordinare, dirigere e decidere occorre essere, in maniera certificata, progressista di sinistra.
L’eliminazione subdola di ogni altro pensiero avanza. Buongiorno Orwell! Mancano ancora le purghe (color rosso, per carità!) e…”progressivamente” saremmo giunti finalmente all’obiettivo.
Vi ricorda qualcosa?
Una corda fortemente malata psichica