Animals
Antropocentrismo a parte, per definizione scientifica anche gli esseri umani appartengono al regno animale. Alla base comune del termine ci sta l’accezione negativa secondo la distinzione fondata sulla razionalità. Animals: noi o loro?
Aspetto comportamentale
La distinzione, pertanto, si fonda sul principio che l’essere umano abbia un’etica, fa uso delle cosiddetta ragione per modellare il proprio comportamento su valori di rispetto anziché di puro istinto. Questo è il pensiero dominante o almeno quello che per convenzione fa comodo.
Uomo consumatore
L’uomo si pone al vertice della catena alimentare e giustifica il proprio comportamento nutrizionale sulla base della sua superiorità nel complessivo regno animale. Deriva che anche il suo comportamento da consumatore si basi sulla ragione.
I nativi americani
Una della caratteristiche apprezzabili nel mondo dei nativi americani era la forte connotazione etica del loro ruolo dentro l’ecosistema in cui vivevano. Non uccidevano mai bufali più di quanto servissero a soddisfare le esigenze della tribu’.
Uomo moderno
La modernità e il progresso, invece, non sempre accompagnano l’etica. Piuttosto l’ipocrisia. I nostri consumi, lontani dall’ecosostenibilità, trovano fondamento nella pretesa dell’uomo. Non più vertice naturale e responsabile della catena alimentare, ma dominatore e predatore privo di scrupoli.
La natura
Che il pianeta sia in sofferenza è conoscenza abbastanza diffusa. Lo è di meno la consapevolezza circa il nostro approccio verso il mondo animale. Pare consuetudine disertare ipocritamente la consapevolezza dei criteri usati negli allevamenti. Le pubblicità lasciano passare il messaggio di un’ottima coesistenza fra uomo e animale. Il 75% degli adulti americani creda di mangiare carne, latticini e uova provenienti “da animali trattati in modo umano”.
Animali domestici
La certezza del rispetto deriva serenamente da una sempre maggiore diffusione degli animali domestici come compagni dell’uomo. Se da un lato, questa schiera gode delle giuste cure da parte del proprio padrone, non si può asserire il medesimo concetto nel caso degli allevamenti.
Misura di consumatore
Tutto viene fatto a misura del consumatore. Pertanto, alla logica del rispetto si sostituisce inevitabilmente la logica del profitto.
Allevamenti
Anche se, in teoria, un allevamento di animali con trattamento rispettoso sarebbe possibile, e forse potrebbe essere anche reale in qualche caso isolato, non si può ragionevolmente credere di giungere ad alimentare circa 10 miliardi di persone entro il 2050. Quando usiamo gli animali come materie prime o li usiamo nel nostro sistema alimentare, si arriva inevitabilmente ad una enorme forma di crudeltà perché i prezzi e i profitti verranno sempre prima del benessere degli animali.
Inversione di tendenza?
Si registra una leggera inversione di tendenza. Seppure gli Stati Uniti vantano forme di allevamento sempre più intensivo e crudele, pare che siano in aumento gli americani che si preoccupano del benessere degli animali allevati. In California è stata approvata con il 61% una misura che prevede che gli animali da uova non vivano in gabbia. Nel 2016, un’iniziativa simile in Massachusetts fu approvata con il 78%. Ma il fatto che le galline non siano in gabbia, non significa che siano galline sane o felici. Molto spesso, nella logica dell’intensivo, le galline allevate fuori dalle gabbie vivono in un grande capannone con migliaia di altri uccelli, ma con uno spazio totale per animale come se vivessero in gabbia. In siffatti ambienti, gli uccelli finiscono col beccarsi a vicenda, fino a strapparsi le piume, a perdere sangue e morire. Inoltre, la vita in uno spazio ristretto, il loro muoversi in mezzo alle rispettive feci comporta una minaccia perché la loro e per la nostra sicurezza alimentare.
I maiali
Non migliori le condizioni di allevamento del maiale. Essi non escono mai dal recinto fino a quando non vengono portati al macello.
I bovini
L’allevamento di mucche che mangiano erba e’ potenzialmente peggiore di quello nutrito con cereali. Esse, infatti, cibandosi d’erba oroducono molto più metano comportando una ricaduta negativa sull’ambiente.
Rifugio psicologico
Quando la gente pensa ad un allevamento animale etico, si produce l’effetto pericoloso di un “rifugio psicologico” che serve, indirettamente, per giustificare il consumo che si fa di prodotti animali di tipo industriale.
Statistiche sull’allevamento
Se è vero che il 75% degli adulti americani pensa che stia mangiando carne allevata con metodi umani, nella realtà accade che meno dell’1% degli animali allevati proviene da fattorie non industriali.
Allevamento etico
La scarsità di humane animal farms – fattorie che producono in modo umano – non esclude un loro possibile sviluppo, ma in incontrerebbe il limite del prezzo: le uova di una siffatta fattoria costerebbe oltre sei dollari a dozzina. Ciò non di meno questa è la strada percorribile. Occorrerebbero normative e controlli rigorosi per mantenere un buon livello di benessere di ogni tipologia di animale, includendo la spesa per ispezioni regolari e filmati di videosorveglianza obbligatori per legge.
Riflessi
Il maggior costo sostenuto avrebbe un duplice effetto positivo. La qualità di prodotti alimentari che ne derivano sarebbero di maggiore garanzia rispetto alle innumerevoli malattie cui siamo sottoposti.
E tutti quanti, uomini e animali vivremmo una vita migliore.
Perché come scrissero i Pink Floyd nel ‘77, “Sordo, muto e cieco tu continui a far finta che tutti siano sacrificabili..”
https://m.youtube.com/watch?v=qiaF4kuxJco