Ho superato i cinquanta da qualche anno, indosso gli occhiali da vista da quasi quindici, prendo la pastiglia della pressione dallo stesso periodo e gli acciacchi sono sempre di più e quotidiani. Inoltre, ho la consapevolezza del fatto che doppiare i miei anni di vita, secondo le statistiche, sarebbe da considerare un evento, per quanto non impossibile, decisamente fortunoso.
Cambiare involucro
Advantageous, pellicola del 2015, ambientata in un futuro prossimo, affronta, fra i tanti, anche il tema del cambiare involucro, ovvero della possibilità di “trasferire” il sé stessi, la propria coscienza, in un corpo più giovane, maggiormente performante e, perché no, secondo le scelte di proprio gusto. Il concetto di stampo fortemente progressista non è lontano dalle propagande mainstream attuali: frasi come “non accetto il mio corpo”, “mi sento diverso da me stesso”, riempiono le teste delle nuove generazioni secondo quel trend che “tecnologia è progresso” e “progresso è cosa buona e giusta”. A dispetto del fatto che non ci siamo auto creati da soli, il nuovo comandamento prevede un totale controllo di sé.
Cambiare involucro 2
Di me si dice che abbia innumerevoli difetti caratteriali (forse nessun pregio), oltre al fatto che, come ho detto, il mio corpo non è la migliore macchina umana. Eppure non vorrei per niente immaginarmi in un involucro diverso da quello con il quale convivo da ben oltre un cinquantennio e che ho visto trasformarsi (in peggio) nel corso di questo lasso di tempo.
Gratitudine
Ancor prima che un fatto di amore verso sé stessi e di un’esigenza identitaria, c’è un significato di gratitudine verso il Dono, un’umile gratitudine ad un Destino che abbia previsto che proprio io esisto, a dispetto del fatto che innumerevoli probabilità superiori potevano concorrere all’ipotesi opposta. Io esisto così per come sono, persino disgraziato se si vuole, esisto in questo specifico periodo della storia umana, in questo esatto contesto sociale, proiettato in un’esistenza che può anche essere non facile. Spesso dimentichiamo che l’alternativa a ciò che siamo sarebbe l’inesistenza. Invece ognuno di noi, diversamente da tutta la materia inanimata, ha avuto il privilegio della coscienza. “Io non so perché sono viva” ripete in più passaggi la piccola protagonista: la coscienza può anche comportare un immenso dolore, eppure ci siamo e questo rappresenta la Grande Bellezza.