Pandemia Covid: cosa prevede l’efficiente organizzazione che fronteggia il fenomeno? Quarantena, isolamento, coprifuoco, chiusure a tutti i livelli. E quale lo stato del positivo al Covid? Abbandonato.
Analisi dei fatti
Ciò che racconto non riguarda me o la mia famiglia. Nessun caso al momento. Come tutti (o tanti) viviamo con tutte le accortezze del caso. Mascherine, guanti all’occorrenza, gel disinfettante, distanziamento, nessuna frequentazione umana, se non per le necessità di lavoro o spesa alimentare. Pertanto, racconto ciò che mi raccontano coloro che attorno a noi, sono risultati positivi al Covid.
Le vicende
Il percorso, come noto, parte dal risultato di un tampone “positivo”. A quel punto scatta la quarantena. Da quel momento in poi, ci si immagina che la grande struttura organizzativa pubblica si occupi di noi, ci monitori, ci curi e cosi via. Conosco alcune persone che recentemente sono risultate positive. Ebbene, tutte testimoniano che NESSUNO li contatta, NESSUNO li monitora, NESSUNO interviene per verificare che siano di nuovo negativi. Fortunati coloro i quali hanno degli “affetti” che possano fornire il necessario supporto logistico; per gli altri, l’isolamento presenta un certo livello di difficoltà, non fosse altro che per l’approvvigionamento di cibo. Solitudine a parte, chi controlla il decorso della malattia? NESSUNO. Peggioramenti o stato generale di salute è lasciato nelle nostre mani. I numeri telefonici di riferimento risultano sempre occupati, oppure non risponde nessuno.
Riflessioni
Vorrei non fare queste riflessioni. Eppure non posso fare a meno di rendermi conto che lo Stato ci tratta come reietti in caso di “positività” (un pò come i lebbrosi in altre epoche), e chiede un isolamento volontario (basato sul nostro senso civico) per nulla monitorato.
Ora, se ogni riguardo su noi stessi (prevenzione, isolamento, cura) è demandata a noi stessi, perché la privazione della libertà in tutti gli altri casi?
Rosario Galatioto
È così