La Mattel mette in commercio la prima bambola trans. Mi domando: a cosa serve? Me lo domando davvero e invito chiunque abbia una risposta “sensata” da darmi, a farsi vivo. Per ovvi motivi, ovvero dato che a mio avviso questo atto commerciale ha avuto finalità di “mostrare” delle possibilità, secondo un probabile criterio di “dare pari visibilità”, questo articolo entra, a pieno diritto, nella rubrica “Il politicamente idiota”.
Mattel
La Mattel è una delle più grandi multinazionali produttrici di giocattoli del mondo. Io appartengo alla generazione del “Big Jim” (in quanto maschio), ma, ben inteso, le mie coetanee appartengono alla generazione “Barbie”. Questi due famosi personaggi del mondo dei giocattoli fecero parlare di sé in quanto mostravano quanto il concetto estetico avrebbe preso campo grazie a quelle spinte pubblicitarie occulte, investimenti veri e propri di lungo termine, incidendo sul modo di pensare delle giovanissime generazioni. In effetti, in mezzo secolo possiamo affermare che l’industria che ha a che fare con la cura del corpo ha fatto passi da gigante.
Il corpo
In fondo, Big Jim e Barbie hanno rappresentato un’idea di perfezione corporea, al pari di come possano aver fatto i bronzi di Riace e il David di Donatello. In fondo, mi dico, fino ad oggi, hanno rappresentato il corpo umano per come esso si presenta. Ecco perché mi chiedo a cosa possa servire rappresentare qualcosa che non esiste. Mi spiego meglio, prima che qualcuno abbia da ridire con quest’ultima affermazione. Non esistono (a meno che non si voglia “forzare” la cosa) nel mondo infantile, bambine (ovvero infanti di sesso femminile) che abbiano il pisellino. Pertanto, mi domando se non sia un abuso effettuare una siffatta forzatura sulle giovani menti dei bambini di oggi.
A cosa serve?
Questa domanda continua a rimbalzarmi in testa perché sembra possa trattarsi di un altro grande caso di “investimento a lungo termine”. Contaminare le menti su una possibilità a cui non si pensa, spinge la possibilità stessa. Mi chiedo quanto questo possa essere considerato etico. In economia, le gestioni di produzioni si distinguono in due grandi macro tipologie, quelle “pull” che fanno dipendere la produzione dalla previsione sulla domanda complessiva del mercato o quelle “push”, dove al contrario, si pensa che il “bisogno”, il desiderio, deve essere creato nelle menti dei consumatori. Ecco, questa manovra della Mattel mi appare una manovra di tipo “push”.
Obiettivi etici
E’ vero che in ogni campo di ricerca scientifica si possono compiere grandi passi. Il limite, però rimane l’etica. E’ anche vero che l’asticella dell’etica si sposta, se si vuole, ma la domanda permane. Serve? Migliora qualcosa? Una certa area di pensiero (che giustificherebbe questo tipo di produzione) sostiene il concetto di libertà ad ogni costo. La “fluidità”, la libertà di “potersi cambiare” o, come dicono, di poter “aderire” al proprio sentire, è un modello di pensiero ultimamente molto pubblicizzato. All’opposto, il rispetto di ciò che si è, a prescindere da sé stessi, conduce a concepire l’universo come qualcosa di cui non siamo padroni.
Sono un uomo, non un dio.
Il senso davvero non lo trovo nemmeno io, se lo scopo per loro (oltre a farci dei soldi) era quello di far imparare ai bambini che ci sono anche altre possibilità, non lo si fa con una bambola ma parlando ai figli e spiegando ed educando che ci sono persone che nascono nel corpo sbagliato, all’età giusta perché possano capire e nel giusto modo.
A che serve una bambola trans per bambine? Quando i bambini vedono una donna o un uomo non hanno la vista ai raggi x per avere la conferma che sia quello che sembra o no!